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I tesori nascosti – Su Scusorgiu di Monserrato

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Per motivi legati al mondo del paranormale, una delle protagoniste che chiameremo Pina, in compagnia di un’amica, Anna, si recò da una signora anziana con fama di sensitiva.

Questa vecchietta per le sue divinazioni si invocava ai santi tramite preghiere in sardo ed un rosario con dei grani molto grandi.

Proprio in uno di questi grani vide la presenza di uno scusorgiu in casa di Anna, sotto una pianta di limone.

Anna disse che in casa sua non c’erano piante di limone ma la vecchia confermò la sua visione, irremovibile.

In realtà la casa a cui la vecchia si riferiva era quella dei genitorì paterni di Anna in cui erano effettivamente presenti delle piante di limone.

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Anna, con l’aiuto di Pina, iniziò quindi a scavare seguendo le indicazioni della sensitiva ma senza successo.

Venne chiesto l’aiuto di un altro sensitivo per confermare la presenza dello scusorgiu e predisposto il rituale si verificarono dei fenomeni particolari: il medium iniziò a parlare diverse lingue, sia con tono maschile che femminile e addirittura cambiò statura, rimpicciolendosi alle dimensioni di un nano.

E’ possibile che il medium abbia subìto pesantemente l’influenza del guardiano del tesoro e dopo l’intervento di Anna per liberarlo dalla possessione, non si riuscì ad ottenere nessuna indicazione utile per poter entrare in possesso dello scusorgiu.

Le due donne si rivolsero nuovamente alla prima sensitiva che si offrì di aiutarle solo in cambio di una parte del tesoro. Questa abitava in un paese fuori Cagliari e nel tragitto verso Monserrato iniziò a vedere il corpo del figlio morto riverso sul ciglio della strada. Interpretò la visione come un avvertimento a lasciar perdere e disse ad Anna di aver cambiato idea ma quest’ultima riuscì a convincerla.

Arrivate a destinazione venne preparato il rituale per l’evocazione del guardiano e al suo  manifestarsi, la vecchia venne colta da terrore e scappò via.

Anna a questo punto rimase sola in balia dell’entità che utilizzò come tramite Pina.

Si sviluppò una vera e propria lotta ma alla fine la donna riuscì, tramite scongiuri ad allontanare il guardiano e liberare Pina che in seguito non ricordò nulla dell’accaduto.

Dopo questo episodio Anna e Pina si rivolsero ai frati di Sant’Ignazio, uno dei quali, molto conosciuto a Cagliari, spiegò loro come fare per riuscire a prendere il tesoro, il rituale preciso e il giorno e l’ora esatta in cui effettuarlo.

Raccomandò anche alle due donne di creare un cerchio e di entrarci dentro armate di bastone per colpire qualunque cosa fosse uscita dalla terra. Inoltre, cosa molto importante, avrebbero dovuto rispondere sempre “no” a qualunque domanda posta dal guardiano, anche se effettuata in altre lingue.

Quando giunse il momento, iniziarono a scavare. La terra diventò simile a sabbia e fecero una fatica immensa perchè la buca si tappava di continuo. Di colpo una delle due avvertì qualcosa sotto la terra e toccandolo si rese conto che si trattava di un cofanetto.

Dalla terra inoltre iniziarono ad uscire delle creature nebulose a forma di serpenti, uccelli ed altri esseri indefinibili ed il guardiano utilizzò nuovamente come tramite Pina. Questa cambiò voce e lingua ed iniziò a fare richieste ad Anna che seguendo il consiglio del frate, rispondeva sempre di no.
Anche questo nuovo incontro non portò a nessun risultato e si decise di riprovare qualche giorno dopo.

Il giorno stabilito iniziarono nuovamente a scavare e stavolta riuscirono a vedere il cofanetto che si aprì mostrando alle due cosa avrebbero potuto ottenere; lo scrigno era lungo circa 50 cm e largo 20 cm e all’interno era pieno zeppo di pietre preziose. Dopo pochi istanti si richiuse e iniziò a sprofondare nella terra. Pina riuscì ad afferrarlo per un anello che si trovava sul coperchio ma dovette mollare la presa perchè il cofanetto la stava trascinando verso il basso.

Si manifestò nuovamente il guardiano che sempre tramite Pina, fece la sua ultima richiesta: in cambio del tesoro voleva 5 gigli.

Con questa richiesta, che alle due donne sembrò fin troppo semplice, terminò l’incontro di quella giornata.

Anna e Pina si organizzarono per adempiere alle richieste del guardiano e si procurarono i fiori da lui richiesti e così ebbe luogo l’ultimo e definitivo incontro.

Dopo la preparazione del rituale di evocazione, le due donne porsero i fiori come richiesto e ciò scatenò l’ira dell’entità che, nelle vesti di Pina iniziò a colpire Anna che si difendeva come poteva cercando di tenere l’amica posseduta all’interno del cerchio onde evitare anche peggiori conseguenze.

Gridava a squarciagola per cercare l’aiuto di amici e parenti che stavano in una stanza poco distante dal giardino. Stranamente questi non sentivano nulla e il guardiano rideva e continuava a pestare Anna dicendole che tanto non l’avrebbero sentita.

Il caso volle che il marito di Anna, arrivasse in quel momento, e suonando il campanello della casa, attirasse l’attenzione di chi stava all’interno della stanza.

A quel punto, chi uscì per aprire la porta sentì in modo flebile,come se venisse da molto lontano, la voce di Anna, che in realtà urlava e si trovava a pochi metri di distanza. Allora tutti si precipitarono fuori in suo aiuto. La scena che gli si presentò dinnanzi aveva dell’incredibile: Anna si trovava letteralmente a cavalcioni di Pina ed entrambe erano sospese a mezz’aria.

Qualcuno irruppe nel cerchio per dare una mano e prese anche lui la sua razione di botte.

Il guardiano era furioso e tramite Pina disse che ciò che voleva erano 5 gigli maschi.

Dopo un tempo che sembrò interminabile e grazie a scongiuri particolari si riuscì a portare la calma nuovamente dentro il cerchio ed a chiudere il rituale.

Pina non aveva un graffio e naturalmente non ricordava nulla, mentre Anna e gli altri erano pieni di lividi.

Non si riusciva a capire cosa il guardiano volesse realmente in cambio del tesoro. La sua richiesta, secondo Anna e Pina era stata esaudita, ma le richieste di simili entità non sono mai così semplici da interpretare.

Per questo le due chiesero nuovamente consiglio al frate cappuccino che appena ebbe sentito la richiesta, 5 gigli maschi, non ebbe nessuna esitazione a dire alle donne di lasciar perdere e spiegò che in realtà il guardiano voleva l’anima di cinque bambini maschi: due figli e due nipoti di Anna e il figlio di Pina.
Grazie ad un rituale spiegato loro dal frate, le due ripulirono il giardino dalla presenza del guardiano e il ricordo di quella terribile esperienza è andato man mano affievolendosi nella mente dei protagonisti.

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