Press "Enter" to skip to content

Analogie tra esseri fantastici Sardi e Giapponesi

Analogie tra esseri fantastici Sardi e Giapponesi

La Sardegna è una terra le cui antiche tradizioni, molte delle quali riconducibili al periodo precristiano, hanno generato un vasto bestiario fantastico. Non vi sorprenda il fatto che molti degli esseri fantastici che descriveremo a partire da questo primo articolo vengono considerati tutt’ora realmente esistenti.

L’angosciante demone del sonno,  s’AMMUTADORE

Vi è capitato di svegliarvi e di non riuscire a muovervi?
Il panico vi assale,  vorreste urlare ma non ci riuscite, respirate a fatica e sentite un grande peso sul petto, come se qualcuno, o qualcosa, vi tenesse inchiodati al letto.
Siete vittime de “s’Ammutadori“.
Questo è un demone che agisce collegato con il sonno della sua preda provocando una sensazione di angoscia, soffocamento e oppressione nel malcapitato. In Sardegna i pastori avevano paura di addormentarsi, magari all’ombra degli alberi, per timore di un’aggressione del demone  che poteva strangolarli durante il sonno.
Essendo un incubo è estremamente difficile cacciarlo via, ma lo si può fare se si conoscono le apposite formule magiche (chiamate “Brebus” ovvero “verbo, parola”).

Panas, le anime-ombra delle donne morte di parto

Triste la sorte delle Panas, spettri di donne morte durante il parto, condannate a tornare sulla terra per sette anni, nelle ore notturne, per recarsi lungo un corso d’acqua a lavare i propri panni insanguinati o quelli del proprio figlioletto.
In molti sono pronti a giurare di aver scorto le Panas fra l’una e le tre del mattino, mentre lavavano e cantavano una tristissima ninna-nanna. La loro condanna implicava l’assoluto divieto di parlare o di interrompere il lavoro: in caso contrario esse dovevano ricominciare daccapo il tempo della penitenza. Pertanto, se venivano disturbate da qualcuno mentre erano intente a lavare, le panas si vendicavano spruzzandogli addosso dell’acqua, che però bruciava come fuoco. Per questo motivo le donne sarde non andavano mai a lavare i loro panni durante la notte.
Se la morte di una giovane donna durante il parto colpiva una famiglia, per evitare di condannare la donna ad un simile castigo, i familiari usavano mettere nella bara della puerpera un ago infilato col filo non annodato, affinché la defunta rimanesse occupata a cucire il corredo per il bambino e tralasciasse così di andare a lavare al fiume.

Pundacchju o folletto dalle sette berrette

E’ un folletto dispettoso di aspetto goffo e grasso che tormenta gli esseri umani sedendosi sul loro petto durante il sonno e per questo motivo talvolta viene confuso con s’Ammutadori. Prende diversi nomi in base alle varie parti dell’isola ma il nome con cui è maggiormente conosciuto è “folletto dalle sette berrette”. Si crede che durante il giorno questa creatura dispettosa se ne stia ben nascosta nelle viscere della terra, dove custodisce pentole piene d’oro e altri tesori favolosi. Tali tesori non appartengono quasi mai al folletto, ma sono da lui stati rinvenuti nelle profondità della terra e il più delle volte erano destinati, per volontà di chi li aveva nascosti, alle persone di cui si prende gioco.  L’unico modo per rendere innocuo questo demonietto, e impossessarsi così delle sue ricchezze e dei tesori che porta sempre con sé, consiste nello svegliarsi mentre siede ancora sul proprio petto, sottraendogli con velocità e destrezza una qualsiasi delle sette berrette.

UbumeLe Panas trovano il loro corrispettivo giapponese nelle Ubume, gli spettri delle donne morte durante il parto. I racconti sulle Ubume sono molto diffusi ed il loro aspetto è comune alla maggior parte degli spettri giapponesi: vesti bianche e con i capelli lunghi, sciolti ed arruffati.
In alcune storie le Ubume comprerebbero dei dolci o altri alimenti per i figli ancora vivi, con monete che si trasformano poi in foglie morte. In altre storie invece lo spettro cercherà di attirare l’attenzione di un vivente per condurlo al luogo in cui suo figlio è nascosto, in modo che venga così adottato ed accettato nella società.

Le Ubume fanno parte del vastissimo elenco degli Yuurei, anime dei defunti che sono incapaci di lasciare il mondo dei vivi e raggiungere in pace l’aldilà a causa di morti improvvise e violente, o se i riti funebri non sono stati effettuati, o ancora se lo spirito è trattenuto al mondo dei vivi da forti emozioni.

OniCustodi di tesori sono invece gli Oni, la categoria dei demoni e degli orchi. Descritti come creature feroci, sono di aspetto umanoide, ma occasionalmente sono ritratti con caratteristiche innaturali, come molti occhi o dita delle mani e dei piedi enormi. La loro pelle può essere di colori diversi, ed il loro aspetto feroce viene spesso accentuato dalla pelle di tigre che tendono ad indossare, dall’uso della loro mazza e dalle lunghe corna presenti sulla testa.

Per quanto riguarda gli incubi, in Giappone si crede che vengano provocati da spiriti malvagi. In aiuto degli esseri umani giungono i Baku, mangiatori di sogni, raffigurati come una curiosa mescolanza di vari animali.
Molti incubi vengono menzionati negli antichi libri giapponesi e rappresentati come due serpenti intrecciati, volpi con la voce umana, abiti insanguinati, pentole parlanti ed altro.

Il Baku può agire autonomamente ma nella maggior parte delle leggende deve essere invocato, se ci si sveglia in seguito ad un incubo, gridando: “Divoralo, O Baku! Divora il mio incubo.” Si credeva in tal modo che il Baku avesse il potere di trasformare gli incubi divorati in buona fortuna. Raffigurazioni del Baku venivano appese nelle mura domestiche ed il loro nome scritto sotto i cuscini.
Però non sempre il Baku ha connotazioni positive. In alcuni casi viene descritto come un’entità molesta, che divora tutti i sogni, privando i dormienti dei loro benefici effetti, o semplicemente tengono sveglie le persone.

Leggi anche:

Analogie le Panas sarde e le Kuntilanak malesi

Analogie tra le Panas e le Bean Sidhe (o Bean Nighe)