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Su Mortu Mortu, Halloween in Sardegna

su mortu mortu
foto da: http://www.comune.gonnoscodina.or.it

Anche quest’anno si avvicina la festività di Ognisanti e della Commemorazione dei defunti e come ogni anno, leggo articoli di matrice integralista che si scagliano contro la festa anglosassone di Halloween.

C’è un denominatore comune in quasi tutti questi articoli: Halloween è una festa dal carattere occulto e diabolico.
Guai a voi se avete intenzione di mascherarvi per partecipare a feste licenziose perchè offrirete la vostra anima al Diavolo in agguato, e cosa ancora più grave se siete genitori, le fiamme dell’Inferno saranno pronte ad accogliervi se manderete i vostri bambini vestiti da fantasmi, diavoletti e streghette in giro per le strade a bussare nelle porte dei vicini di casa a chiedere “dolcetto o scherzetto?“.

Halloween viene presentata quindi come la notte principe dei culti satanici e purtroppo ne sono convinti. E come non esserlo se anche gli esponenti della chiesa come il noto esorcista Padre Amorth, qualche anno fa passato a miglior vita dichiarava: “Penso che la società italiana stia perdendo il senno, il senso della vita, l’uso della ragione e sia sempre più malata. Festeggiare la festa di Halloween è rendere un osanna al diavolo. Il quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona. Allora non meravigliamoci se il mondo sembra andare a catafascio e se gli studi di psicologi e psichiatri pullulano di bambini insonni, vandali, agitati, e di ragazzi ossessionati e depressi, potenziali suicidi“.

Chi non ha la capacità di pensare col proprio cervello prende queste parole per oro colato.
Aggiungeva Amorth: “L’astuzia del demonio sta proprio qui. Se ci fate caso tutto viene presentato sotto forma ludica, innocente“.
Ehhh poveri bambini, non sanno che mascherandosi e andando in giro a chiedere dolcetti e caramelle finiranno dritti nella Geenna, dove sarà pianto e stridore di denti.

Però… alla fine che diavolo (tanto per rimanere in tema) è Halloween?

LE ORIGINI

Chiunque armato di pazienza e sopratutto di voglia di conoscenza può fare una piccola ricerca su google. Corpo di mille balene… non siamo più nel medioevo in cui pochi detenevano la conoscenza, e quindi il potere.
Così oggi è facile sapere che Halloween è la contrazione di “All Hallows’ eve” cioè “vigilia di tutti i santi”.
Questa antica festività cristiana si iniziò a celebrare nel IV secolo e nell’835 D.C Papa Gregorio IV spostò la data dal 13 Maggio al 1 Novembre e non a caso. Infatti nella stessa data i Celti festeggiavano Samahin, la fine dell’estate.

Si trattava di una data importante, un punto di passaggio profondamente legato all’agricoltura e all’allevamento, in quanto la Madre Terra aveva dato i suoi frutti per prepararsi ai rigori invernali. E proprio per questo gli antichi celti ringraziavano per il raccolto in attesa della futura semina. Inoltre era il momento in cui venivano macellati gli animali e le loro ossa gettate nei tanti roghi rituali, pratica protrattasi anche dopo l’avvento del cristianesimo.

Le feste celtiche seguivano la ruota dell’anno e Samahin si trovava come linea di separazione tra il nuovo anno e il vecchio e proprio grazie a questa posizione il velo tra il mondo dei vivi e dei morti si assottigliava a tal punto da consentire ai defunti di tornare nei luoghi della loro vita terrena.
Il cristianesimo non riuscì ad eliminare tale credenza quindi il 2 Novembre inserì la commemorazione dei defunti.

SamhainNella notte di Samahin si onoravano gli antenati ed intorno ad un bel fuoco si ricordavano le gesta di nonni e bisnonni, in una bella riunione familiare. Inoltre si credeva che le anime dei cari estinti facessero visita alle loro vecchie dimore e per questo si lasciava loro del cibo e si ponevano delle luci alle finestre per facilitare il ritrovamento della via di casa agli spiriti vanganti nella notte.
C’è un aspetto spirituale in questa fase di passaggio, un momento di riflessione sulla vita e sulla morte, di introspezione per sanare le ferite del passato e guardare con ottimismo alla vita futura.

“Halloween” in Sardegna

Ma cosa c’entra tutto questo con la nostra isoletta a forma di sandalo?
C’entra eccome perchè noi abbiamo questa festa da secoli prima che l’attuale festa di Halloween turbasse i sogni dei fanatici religiosi.

Questa nostra festa è conosciuta come Is Animeddas, Su mortu mortu, Su Prugadoriu o Is Panixeddas a seconda delle zone ed è una tradizione antichissima che presenta molte analogie con gli antichi rituali di Shamain. Proprio i bambini sono i protagonisti che vanno in giro per le case dei paesi a chiedere una piccola offerta “pro su ‘ene ‘e sas ànimas“.

La richiesta varia addirittura da paese a paese e sostituisce il classico “dolcetto o scherzetto?” con: seus benius po is animeddas, mi das fait po praxeri is animeddas?, seu su mortu mortu, carki cosa po sas ànimas, peti cocone, is panixeddas, su pane su binu, su biddiu longu, sos sonadores.
Oggi i bambini ricevono caramelle, merendine, cioccolato  ma in passato le offerte erano costituite da dolci del periodo autunnale, frutta di stagione e frutta secca, castagne e mandorle, tutti doni per le povere anime del purgatorio.

Gli adulti per contro ricordano i loro morti con una cena frugale, raccogliendosi poi intorno al camino per raccontare fatti del passato o leggende della zona.
Si lascia la tavola apparecchiata per i defunti tutta la notte ed in alcuni paesi anche le credenze rimangono aperte perchè questi possano nutrirsi.
Anche la zucca non è una prerogativa di Halloween. In Sardegna venivano intagliate a rappresentare esseri spettrali, per far divertire e spaventare i bambini.
Nelle case invece si accendevano le lampade ad olio (lantias), una per ogni defunto di famiglia.

Una nostra lettrice ci ha mandato questa testimonianza.
“Nel mio paese, Nulvi, quando ero piccola andavamo casa per casa a cantare la filastrocca di S.Andrea e al posto della zucca utilizzavamo i barattoli di latta. Si facevano dei fori per gli occhi e la bocca e dentro mettevamo la candela accesa e poi chiedevamo di poter cantare la filastrocca. Se gradivano, ci davano dei dolci, frutta secca e talvolta anche qualche soldino, per la verità poco, ma era esattamente la festa di Halloween sarda. Avevo 10 anni allora, negli anni 60 e lo festeggiano ancora cosi.”

Ora, se qualcuno vi rimprovera dicendo che festeggiare la notte del 31 Ottobre catapulterà immediatamente la vostra anima all’inferno, mandatelo al Diavolo.