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I giuramenti a Nuoro

Il più usato e il più caratteristico dei giuramenti nuoresi è la croce (sa ruche).
O si fa la sola croce sovrapponendo il pollice all’indice della destra, o le dieci croci (sas deche ruches), ponendo la mano destra traverso la sinistra, o le cento croci (sas chentu ruches), incrociando le braccia sul petto.

1 contadini e i pastori usano farla col piede, segnando cioè una gran croce in terra con la punta del piede, e perciò si dice, allorché altri giura così:
Bi’. chi ti juro che pastore o che massaju malu (Vedi, giuro come pastore o come contadino cattivo).

Ma si sa, l’uso genera l’abuso.
Quindi questi segni di giuramento, usati da tutti per ogni futile cosa e spesso anche con falsità, non hanno più valore.
Come le semplici imprecazioni, così la croce è divenuta una specie di intercalare nel discorso nuorese. Al minimo dubbio, alla più piccola contraddizione uomini, donne e bambini non fanno altro che eseguire le dieci o le cento croci esclamando:
Bi’ chi est beru! (Guarda, che è vero)
Oppure, più fortemente:
Bi’, prò custa ruche divina chi est beru! (Guarda, per questa croce divina, che è vero!)
Le donne, per lo più, usano questa formula di giuramento:
In cussenzia de s’anima (In coscienza dell’anima). Giuramento sfatato pur questo.

Più forti sono i giuramenti composti di imprecazioni e di maledizioni contro noi stessi, da avverarsi se è menzogna ciò che diciamo od affermiamo.
Eccone qualche esempio:
Chi non torre a bier a mama si no est beru, ecc. (Che non riveda mia madre se non è vero, ecc.).
Chi no mi torres a bier . . . (Che tu non mi riveda . . .)
Chi no mi arberscat sa die ‘e cras . . . (Che non mi albeggi il dì di domani . . .)
Chi mi facan a cantos . . . (Che mi facciano a pezzi…)
Chi non bia luche e Deus… (Che non veda luce di Dio . . .
Chi mi falet unu raju . . . (Che mi piombi un raggio, un fulmine . . .)
Chi Deus mi castichet . . . (Che Dio mi castighi . . .)
Chi mi bias mortu . . . Che tu mi veda morto . . .)

La donna incinta giura sul capo della creatura che ha in seno; la madre sulla testa del figlio; il figlio sulla testa dei genitori.
Ognuno giura in nome delle persone che ha più care, e invoca quasi sempre la presenza di Dio.
Giuramenti più forti ancora sono quelli fatti col rosario in mano, sul crocifisso, sul pane, sul fuoco o su qualunque grazia di Dio, cioè su roba da mangiare.

Alcuni, cavallereschi, che non vogliono abbassarsi a volgari giuramenti, usano soltanto, per avvalorare le proprie parole, porgere la mano alla persona con cui parlano, o prenderle la sua e stringerla.
Questo si usa specialmente tra compari.
Nello stringersi la mano esprimono la semplice formula:
Pro sa fide chi tenimus . . . (Per la fede che teniamo fra di noi . . .)
Altri dicono semplicemente:
— Se non è vero questo che io dico, e tu mi provi la falsità, ti dò il dritto di sputarmi in viso (Gruspimi in fazza).
Oppure:
— Se io ripeterò ciò che tu ora mi confidi sotto giuramento, non guardarmi più in viso. (Non m’annottes prus in fazza).

Ma il giuramento fortissimo, quello cui anche gli animi più duri e perversi non si piegano se non hanno la coscienza libera, è il giuramento sul breviario, sul vangelo, o sopra le reliquie sante, (1) che in varie case si conservano appositamente per ciò.
Allorché ad una persona manca un oggetto, chiama a sé le persone di cui sospetta (per lo più i vicini) e fa loro porre la mano sul vangelo o su queste sacre reliquie dicendo:
Juro de no haer né bidu, né fattu, né cussizau (Giuro di non aver visto, né fatto, né consigliato).
Di non aver cioè preso parte alcuna, né materiale, né spirituale, nel fare la tal cosa.

Per rendere più religiosa la cerimonia, qualche volta si accendono i ceri, e giuramenti fortissimi, che equivalgono a vere cerimonie ecclesiastiche, sono quelli fatti in chiesa, specialmente tra due innamorati.
 La persona convinta di giuramento falso gode cattiva fama, e se le sopravviene una disgrazia è subito attribuita alla sua colpa.
Giurando in falso su certe reliquie, si crede che si incorra nella scomunica, che si muoia di mala morte, che non s’abbia più fortuna, e che si muoia anche nei tre giorni susseguenti al giuramento.

  1. Piccoli quadretti antichissimi, crocifissi idem, medaglie, amuleti, ossicini
    di santi, immagini miracolose o pezzetti di legno ritenuti per frammenti della croce
    dove morì Gesù (sa vera ruche).

Grazia Deledda – Tratto da Tradizioni popolari italiane