La Grotta di Santa Restituta, situata in via Sant’Efisio 14, per secoli è stata considerata un luogo sacro.
La tradizione vuole che in una colonna presente all’interno, sia stata legata la Santa per poi essere martirizzata nel corso delle spietate persecuzioni Diocleziane.
Oltre che un sotterraneo artificiale dove ha “regnato” la morte, il luogo è stato ritenuto fino al 1800, una grotta dov’era possibile riacquistare la salute con lo svolgimento di rituali taumaturgici.
In particolar modo i bambini malati, dopo esser stati condotti all’interno della camera che ancor oggi presenta la già citata colonna, dovevano sdraiarsi per terra e girare su sé stessi per sollevare la polvere miracolosa che gli avrebbe liberati dal vaiolo.
Dentro questa caverna, su una colonna di pietra isolata considerata il luogo del supplizio della santa, le donne sterili si sfregavano in modo sconcio.
Si trattava di una tradizione popolare che si diffuse rapidamente, tanto da causare l’intervento della chiesa in modo da arginare tali riti fertilistici e taumaturgici. Come scrive il canonico giovanni spano: “sotto questo altare avi un altro piccolo sotterraneo il di cui ingresso era a man sinistra dove si trovava una mezza colonna di marmo; ma è stato murato per ordine dell’Arcivescovo Marongio, onde impedire alcuni abusi che vi accedevano…”