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A su connottu: la ribellione del 1868 sull’editto delle chiudende

editto delle chiudende

La Rivolta de Su Connottu, sfociata negli episodi di ribellione verificatisi a Nuoro nel 1868, iniziò con sommovimenti popolari diffusi specie nel ceto dei pastori, a seguito di una serie di provvedimenti legislativi emanati da Torino dal 1820 fino al 1858, relative ad una riorganizzazione dei terreni.

“Tancas serradas a muru,

fattas a s’afferra afferra,

si su chelu fit in terra,

che l’aian serradu puru”

(Melchiorre Murenu)

Uno dei provvedimenti, denominato Editto delle chiudende, ed emanato dall’allora re di Sardegna Vittorio Emanuele I, consentiva ai privati di chiudere a muro barbaro o con siepe, o altro idoneo mezzo, i terreni sui quali esercitavano, anche puramente di fatto, un dominio esclusivo, e quasi di godimento. Chi avesse così delimitato una certa estensione di terra, anche vasta, ne era senz’altro riconosciuto il vero e solo proprietario. Fu appunto in quel periodo che vennero formandosi, con una certa diffusione, le unità poderali dette tancas.

In Barbagia ed in Ogliastra l’abolizione degli usi comunitari aveva provocato dei gravissimi scompensi. Nei primi decenni di attuazione dell’editto la popolazione locale iniziò a opporsi con determinazione, con azioni frammentarie anche se spesso molto violente. Ma la situazione precipitò allorché nel 1858 furono alienati anche i terreni demaniali su cui gli abitanti dei villaggi avevano diritto di pascolo e di legnatico, in virtù del sistema dell’ademprivio. Le popolazioni cominciarono a ribellarsi in molti paesi della Sardegna.

A Nuoro, la mattina del 26 aprile del 1868, scoppiò una grande rivolta nota con il nome di “Su Connottu” (il conosciuto). La delibera del consiglio comunale prevedeva la lottizzazione e messa in vendita del salto di “Sa Serra” e dei terreni ex-ademprivili attribuiti al comune e nonostante le minacce di rivolta della popolazione, il salto di Sa Serra venne lottizzato e messo in vendita. I terreni che prima venivano utilizzati dalla comunità, liberamente, recintati.

I cittadini si diressero verso il palazzo comunale, le porte vennero abbattute e la folla si impadronì dei fucili della Guardia Nazionale. Iniziò così il saccheggio del municipio: i rivoltosi diedero fuoco a buona parte dell’arredamento e ai documenti dell’archivio dove nero su bianco giacevano i piani di lottizzazione e i registri dello Stato Civile.

A su connottu” era il motto dei manifestanti, che, guidati da Paskedda Zau, chiedevano appunto, un ritorno alle consuetudini, a ciò che avevano sempre conosciuto, un codice mai scritto ma riconosciuto e rigorosamente rispettato dai Sardi, ossia al ripristino dell’antico sistema di gestione dei terreni.

Giorgio Asproni, uno dei politici più in vista di quel territorio e deputato in Parlamento, era favorevole alla vendita dei terreni comunali e nel contempo assegnava al clero un ruolo di responsabilità nella rivolta, tuttavia, a seguito di questi gravi fatti, insieme ad altri deputati sardi, sollecitò il governo italiano per l’avvio di una indagine sulle condizioni sociali ed economiche della Sardegna.

Nel novembre dello stesso anno, fu istituita la Commissione Parlamentare di indagine, presieduta dal Depretis. La Commissione si recò nell’isola nel 1869, e furono vani i tentativi di Francesco Cocco Ortu e del marchese di Laconi Ignazio Aymerich di spiegare ai commissari i problemi economici dell’isola. L’unico che si impegnò seriamente fu Quintino Sella che produsse un’eccellente relazione sull’industria mineraria isolana. L’operato della commissione tuttavia non produsse alcun atto concreto.

Ademprivio : http://it.wikipedia.org/wiki/Ademprivio

Editto delle chiudende: http://it.wikipedia.org/wiki/Editto_delle_chiudende