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Una scoperta Archeologica Rivoluziona la datazione storica di Monserrato

Altare nuragicoLa scoperta Archeologica casuale, avvenuta 50 anni fa dall’autore del presente articolo, nativo Monserratino, vuole segnalare l’importanza del ritrovamento del sito scoperto a suo tempo nell’intento di valorizzare Monserrato sotto il profilo storico che, data la scoperta effettuata a suo tempo e segnalata alla Soprintendenza Archeologica di Cagliari, mai pubblicata, forse per ovviare alla sistematica demolizione (vedi: Tombaroli)  dell’area interessata che presume un’ampia estensione di notevole importanza, desunta dalla presenza di un’area sepolcrale a ridosso della strada romana lastricata in conci calcarei e solcata dal passaggio evidente di mezzi di trasporto su ruote che hanno inciso profondamente lo stesso lastricato; tracce così evidenti, denunciano un traffico notevole su quest’arteria, rivelando così l’importanza della zona, ed evidenziando soprattutto un insediamento molto più antico di quanto lo stesso Casalis,  nella sua storia su Monserrato (Padulis – Pauli – “Palude” luogo paludoso) che lo vuole, testualmente, come una :

<< piccola borgata di contadini e pastori, che in seguito all’espansione demografica ed al decentramento antropico seguente alla fine delle incursioni mussulmane tra l’XI° ed il XIII° secolo, ha iniziato a popolarsi stabilmente e quindi a rappresentare una entità sociale a se stante abitata ininterrottamente, non più stagionalmente, in occasione di alcune attività agricole. >>

La scoperta quindi, smentisce clamorosamente quanto affermato fin ora dal Casalis, ponendo Monserrato  su un piano di tutto rispetto entro una rivalutabile cronologia che vuole assegnare agli antichi abitanti di questo luogo, il giusto riconoscimento,  una storia molto più antica di quanto non si fosse supposto fin ora.
La radice storica delle genti che popolavano questo sito, attestano che Monserrato  preesisteva all’ epoca romana; dalle tracce di ossidiana rinvenute in superficie, quali frammenti di punte di frecce, raschietti, un asceta votiva  in pietra verde, e resti di pasto i conchiglie del tipo Murex , nell’area che era situata a monte dell’attuale ubicazione, per l’ovvia considerazione che, l’immensa palude che le ha dato il nome attuale, evidentemente si estendeva, con molta probabilità, fino alla collina dove era situata allora.

La dislocazione di quest’antico centro abitato posto sulla collina di “Terra teula –Tegula“, era attraversato dalla larga strada (romana) che si inerpicava  sul lieve declivio, collegava tra loro gli altri centri abitati permettendo scambi commerciali ed il passaggio delle truppe romane che, da “Karalis”, controllavano tutto il territorio sotto la loro giurisdizione; Quartu, Quartucciu, Selargius e paesi limitrofi, Dolianova, Donori e Ussana,  fino a Sestu altro importante centro di snodo militare e commerciale, lungo la direttiva che ramificava per l’area sulcitana con Decimomannu e Monastir che si apriva verso l’oristanese.

Monserrato, forse “TEGULA” (?) nell’antica denominazione, dal nome della collina di natura argillosa quindi adatta alla fabbricazione delle tegole, che nell’area del rinvenimento si riscontrano (perlomeno allora, nel periodo della scoperta, della necropoli situata al margine della strada come costumanza romana dell’epoca), in superficie, piuttosto numerose, insieme ad alcune “sigillate”, cioè con il marchio di provenienza e fabbricazione; Embrici di copertura sepolcrale piuttosto numerosi e resti umani integri ed altri posti in giare o anfore di tipi diversi, panciute o a siluro, con evidenti resti di cremazione, denotano l’importanza del sito.

“ LA STORIA “ (Monserrato) Stralci….
-Tratto dal vecchio sito comunale gestito da: “Sestu2010 srl”
Oggetto: “La storia di Sestu” pubblicato da Orru Simona il 28/11/’06

LE ORIGINI

Le origini di Sestu, come quelle di tanti altri abitanti della Sardegna, sono avvolte nelle tenebre. L’origine di Sestu è precedente a questo periodo e probabilmente risale all’eneolitico, cioè al terzo millennio a.C.
A convincerci sono le tracce pervenuteci di vari villaggi preistorici che gravitavano nell’attuale territorio comunale quali San Gemiliano, Seurru, Marginarbu ed altri, alcuni dei quali furono vitali fino al XV secolo d.C.
Questi insediamenti furono favoriti dalla loro vicinanza agli stagni, alle lagune, alle scogliere ed alle spiagge del Golfo di Cagliari, fonti inesauribili di sostentamento per la possibilità di pescare pesci e molluschi. Accresceva la loro sussistenza la possibilità di caccia nelle vicine colline, coperte di boschi e ricche di sorgenti d’acqua e di fauna variegata.

Epoca Nuragica
L’arco di tempo che va dal 1500 al III secolo a.C. è caratterizzato in Sardegna dalla civiltà nuragica. Questa, fra le civiltà antiche, è quella che presenta maggiore consistenza monumentale, tanto da prendere il nome dal suo monumento più caratteristico, il nuraghe. Questa imponente costruzione megalitica era talmente diffusa in tutta la Sardegna che ancora oggi se ne conservano oltre 7000 tra gli integri e quelli in rovina. Sfortunatamente non sono pervenuti fino a noi i nuraghi esistenti nel nostro territorio, ma questi erano ancora visibili nel secolo scorso. La testimonianza ci è data ancora dall’Angius nell’opera già citata, che discorrendo di Sestu afferma: <<Si osservano in alcuni punti gli avanzi e le macerie dei nuraghi, e si conoscono i siti, che in altri tempi erano popolati.>>
Tuttavia quasi certamente qualche nuraghe doveva sorgere a San Gemiliano; nella zona infatti sono stati rilevati resti di capanne di cultura nuragica, accompagnati da materiali del periodo, specialmente litici quali macinelli a mano, pestelli, percussori e teste di mazze forate, nonché vari frammenti di ceramiche.
Nel IX secolo a.C. i Fenici iniziarono la colonizzazione della Sardegna, fondando città e facendo progredire il commercio mentre reperti archeologici fenici, risalenti al VII-VI secolo a.C. sono venuti alla luce a San Sperate, Monastir ed Assemini, possiamo pensare che i Fenici commerciarono, attraverso l’interscambio, anche con gli abitanti di Sestu.
Verso la metà del VI secolo a.C. Cartagine intervenne in Sardegna con le sue truppe e alla fine dello stesso secolo si trovò padrona del Campidano e di altre zone limitrofe, sostituendosi ai Fenici nel governo delle colonie sarde ed assicurandosi lo sfruttamento delle risorse agricole dell’Isola.
Fino ad ora una sola testimonianza della presenza dei Cartaginesi a Sestu ci è pervenuta. È la necropoli rivenuta nei pressi del campo sportivo di Corso Italia risalente però al periodo punico-romano, cioè all’età in cui Roma aveva già conquistato la Sardegna senza che l’avesse permeata completamente della sua civiltà cancellando le testimonianze della colonizzazione precedente. Questa necropoli ci ha restituito diverso vasellame fittile di uso domestico, di varie forme e dimensioni, risalente al III secolo a.C conservato ora nel museo archeologico di Cagliari.

Epoca Romana
Nel 238 a.C. Roma diede inizio alla conquista della Sardegna impadronendosi delle città costiere ed assoggettando poi la pianura del Campidano. Una volta padrona delle zone più fertili della Sardegna, Roma non modificò la politica agricola di Cartagine, già padrona dell’Isola, si erano affermati maggiormente i latifondi comprendenti ville, vici e mansiones, cioè villaggi e borgate, più o meno grandi, uniti da strade secondarie chiamate diverticula che, intersecando le strade principali, costituivano un tracciato viario che permetteva sia un rapido ed agevole spostamento in caso di necessità, sia uno scambio commerciale più consistente fra i centri abitati.
La romanizzazione è testimoniata da vari reperti archeologici. Si trattava di aggregati a tipo e finalità rurali, non tutti fondati dai romani, ma alcuni sorti nel periodo eneolitico e rafforzati dai romani che continuarono a costruire attorno alle aree occupate dai nuraghi e dalle capanne semilapidee.

Dappertutto nel nostro territorio sono stati rivenuti oggetti e tombe, risalenti al periodo romano.
Secondo gli studiosi Sestu era una mansio, cioè una stazione, posta al sesto miglio sulla strada che partiva da Cagliari e giungeva al nostro paese dopo essere passato, nel sito di San Lorenzo, verso Piscina Matzeu dove si trovarono quantità di massi calcarei ben lavorati, con alcuni cippi funerari romani e monete. Pare che questi fossero i resti di un pagus, cioè di una piccola borgata di cui non ci è rimasto altro indizio.
La vicinanza alla capitale contribuiva a dare alla mansio un carattere di certa distinzione, superiore a quello propriamente rurale di altri piccoli centri disposti sulla strada che attraversava la Sardegna.

I VILLAGGI SCOMPARSI PISCINA MATZEU

Si individua con questo nome la zona compresa tra la S.S. 131, all’altezza dell’incrocio con la strada provinciale Sestu-Elmas, ed i confini col Comune di Assemini. La zona, meglio conosciuta col nome Su Bisconti perché parte dei terreni in essa inclusi (uliveto, pineta e l’abitazione ai margini di questa) appartennero ai visconti Asquer.
Tra questa zona e la chiesa monserratina di San Lorenzo s’incuneava la strada che da Cagliari portava a Sestu, ricalcando il percorso della vecchia strada romana. Nel secolo scorso, come si è già detto, in questa località furono portati alla luce numerosi massi calcarei, con alcuni cippi funerari romani, identificati come i resti di una piccola borgata della quale non ci è rimasto altro indizio. Gli epitaffi dei cippi funerari furono trascritti dal visconte Asquer, ma lo Spano non li ritenne meritevoli di essere pubblicati nel Bullettino Archeologico Sardo da lui diretto così ora non ne conosciamo il contenuto. Nella zona era presente pure una stazione stellare megalitica, luogo di culto degli antichi abitanti.

Questi dati storici, gli elementi trascritti in grassetto, confermano ulteriormente quanto già riportato dal sottoscritto, in pratica, il fatto che Monserrato abbia una Storia preesistente a quella “storica” accertata dal Casalis che ci ha lasciato solo dati farneticanti.
Il riferimento a “Piscina Matzeu”, quale documento inconfutabile, rivela la presenza, in zona, di una stazione stellare Megalitica, la stessa che ho rinvenuto dislocata sul declivio della collina “Cuccuru de Terra Teula” sul lato che si affaccia alla”vecchia Aia”, su un immenso pianoro intagliato a squadra e completamente lastricato da conci squadrati di calcare e basalto. Al centro dello stesso troneggiavano delle immense sfere di Arenaria. Tre sfere di misure degradanti di Mt. 1,30 di diametro la più grossa, Mt.0,90 la seconda e Mt.0,65 la terza. Intorno, seppur, sparse in maniera disordinata, almeno all’apparenza, diverse altre sfere più piccole e numerosi blocchi poligonali (quadrati) della stessa arenaria, della misura di Cm.40×40.

Tale Monumento Megalitico, di cui i Monserratini conservano certamente la memoria, è testimoniato da un immagine fotografica, scattata circa trent’anni fa, ancor prima che la stessa area venisse sconvolta  dall’urbanizzazione selvaggia. Tale scempio, permessi dalle Amministrazioni Comunali che si sono succedute fino ad oggi, hanno devastato ed estirpato quelle che erano le Radici di una cultura millenaria di cui andare orgogliosi. Una simile aberrante vergogna non trova uguali, o meglio, che si annovera frequente nell’intera isola, dettata da interessi e speculazioni private a discapito della cultura storica e dell’immenso patrimonio archeologico che, come quello sardo, non trova eguali nel Mediterraneo e nel mondo.

A suo tempo mi permisi di scrivere all’attuale Sindaco, Marco Sini, invitandolo a prendere provvedimenti ma, con mio estremo rammarico, recentemente, essendomi recato a Monserrato ho constatato lo sfacelo che è stato eseguito nell’area indicata. Per l’occasione non ho potuto trattenermi dall’urlare all’inconsulta vergogna. Una simile devastazione è un delitto, che non può, e non deve, rimanere impunito.
L’importanza di questo rinvenimento è per Monserrato fonte d’orgoglio, in quanto permetterà di scrivere una lunga pagina di storia antica che inorgoglisce i cittadini; oggi più che mai importante è l’obbligo di rivedere i piani di estensione urbanistica, che volgendo lo sguardo verso l’area in tema, rischia di cancellare inesorabilmente un documento storico che attesta l’importanza di questo centro, rispetto alle umili origini che le erano state attribuite a suo tempo.

Monserrato ha diritto di portare in evidenza le proprie radici storico culturali che, per troppo tempo sono rimaste sepolte sotto la coltre del tempo, è dovere dell’ Amministrazione locale non trascurare un opportunità che arricchiranno la stessa, ed i cittadini tutti ringrazieranno ed elogeranno un tempestivo intervento della stessa, che si adopererà con sollecitudine dopo questa segnalazione da troppo tempo trascurata ed anzi lasciata cadere nell’oblio, per mera ignoranza, o forse per interessi privati…

Sarebbe un vero peccato abbandonare un progetto di ricognizione del territorio per promuovere un saggio dell’area interessata ove far sorgere un cantiere di scavo che arricchirà Monserrato, sia sotto il profilo storico culturale, sia dando l’opportunità d’inserimento al lavoro con un simile cantiere di scavo archeologico, a molti giovani disoccupati, che numerosi purtroppo si trovano a spasso nel “mio Paese, si !, perché sono Monserratino, e orgogliosamente mi vanto di esserlo seppur assente dalla mia città natale, che mi manca; quando sporadicamente torno a casa, vedo quanto si è estesa  nonostante la riduzione dell’area territoriale molto più vasta allora, e che è stata  letteralmente svenduta da Cagliari, prima che  riconquistasse la meritata Autonomia.

Monserrato è oramai una bella cittadina, che dal nucleo storico della mia fanciullezza, si è esteso in lungo e in largo, colmandola  come un uovo; data la presenza di numerosissimi cittadini, onorari e non, che l’hanno preferita ad altri centri, contribuendo così a renderla una ridente città che vanta Poeti, Musicisti, Pittori e Scultori di fama, immersa in una miriade di attività che la rendono pregevole ed invidiata rispetto ad altre.
Monserrato è un luogo di gente semplice, ma attiva, che merita il rispetto che si è conquistata con l’ingegno è l’arguzia.

Pier Paolo Saba