Il piano terra del castello aragonese si è salvato dalla demolizione dell’Ottocento. In piazza Cavallino de Honestis, alla fine di via Politeama, gli archeologi hanno riportato alla luce una parte della facciata, rimasta sepolta per oltre un secolo, e il portale d’accesso.
Tratto da La Nuova Sardegna, sabato 19 aprile 2008, pag. 21
www.lanuovasardegna.it
NON SOLO ROVINE E DISTRUZIONE, È SALVO IL PIANO TERRA DEL CASTELLO
di Federico Spano
SASSARI. Il piano terra del castello aragonese si è salvato dalla demolizione dell’Ottocento. In piazza Cavallino de Honestis, alla fine di via Politeama, gli archeologi hanno riportato alla luce una parte della facciata, rimasta sepolta per oltre un secolo, e il portale d’accesso. Per ora la porzione riemersa è alta circa tre metri e larga una decina, ma l’antico piano stradale potrebbe trovarsi ancora più in profondità. Sono rimasti intatti 50 metri di corridoi e, probabilmente, alcune sale.
Quella fatta in questi giorni, è una scoperta archeologica straordinaria.
Che sotto piazza Castello ci fossero i resti della fortezza aragonese, lo si sapeva da tempo. Non si aveva idea, invece, del fatto che una parte dell’edificio fosse rimasta intatta. La demolizione ha risparmiato tutto il piano terra, che si trovava a un livello molto più profondo, rispetto al piano stradale attuale. La fortezza, in effetti, era stata costruita su una superficie scoscesa. La parte posteriore si trovava molto più in alto rispetto all’ingresso. Per questo, il piazzale interno si doveva sviluppare all’altezza del primo piano. Il ritrovamento della porta d’accesso del castello, inoltre, ha fatto emergere un altro dato fino a ieri sconosciuto. Gli archeologi dovranno aggiornare le loro mappe. L’intero edificio medievale dovrà essere «riposizionato». L’ingresso, infatti, si trova a circa quindici metri di distanza dal punto in cui fino a oggi era stato collocato. La muratura a forma di zoccolo, alla base della torre centrale, è spuntata sul lato di piazza Cavallino de Honestis che costeggia largo Cavallotti. La torre di sinistra, invece, dovrebbe trovarsi sotto il gazebo del ristorante che si affaccia sulla piazzetta.
Centinaia di cittadini in questi giorni si stanno fermando davanti agli scavi. Tutti si stanno facendo le stesse domande: «Che fine faranno questi ritrovamenti? Verranno di nuovo interrati?». Cancellare questa scoperta, ripristinando la piazza, sarebbe come ripetere il colossale errore dell’amministrazione comunale dell’Ottocento, quella che nel 1867 approvò all’unanimità la distruzione dell’edificio che fu sede dell’Inquisizione. La fortuna di avere fatto questo ritrovamento così importante in una piazza, dove quindi non si può intralciare il traffico, gioca a favore della sopravvivenza del castello. I lavori per i sottoservizi potranno andare avanti senza alcun problema e senza ritardi.
La responsabile della soprintendenza ai beni archeologici, Daniela Rovina, spera che si trovi il modo di rendere fruibile al pubblico ciò che resta del vecchio edificio. «Bisognerà studiare il modo di mettere in sicurezza il sito — ha detto Daniela Rovina —, per evitare crolli e creare le condizioni perché possa essere visto dalla strada e visitato all’interno.
Senza però, che venga trasformato in una discarica».
Nei prossimi giorni, la soprintendenza installerà due cartelli intorno alla recinzione, per spiegare alla gente cosa si sta facendo e cosa si è scoperto.
Una risposta positiva, sul futuro dei ritrovamenti, arriva dal sindaco Gianfranco Ganau. «Studieremo un progetto di valorizzazione assieme alla soprintendenza — ha detto Ganau —. L’intervento, però, verrà fatto una volta conclusi i lavori nella piazza. La città sta riscoprendo un pezzo del suo passato, n castello potrebbe diventare una importante attrazione turistica».