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Quei guerrieri nuragici che attendono risposte

Non si capisce perchè i mezzi di informazione più “importanti” non abbiano dato il risalto che merita una notizia simile.
Riportiamo un articolo del quotidiano di Quartu, l’Obbietivo, il, notate la data , 30 Ottobre 2004.

L’arcaica austerità del popolo nuragico, maestro nella fusione dei metalli, fu misteriosamente interrotta nel VII secolo a.C., in un colle a nord-ovest di Cabras. Fino a quel momento, l’abilità tecnica degli artigiani-artisti nuragici si materializzò solo con i bronzetti, piccoli oggetti stilizzati, ma accurati nel realismo figurativo, che continuano ancor oggi a rivelare molti aspetti della vita sociale di quel popolo.
Ora, l’enigma degli oltre 860 frammenti di 22 grandi statue in arenaria gessosa, rinvenuti negli anni ‘70 a Monte Prama (Cabras), ritorna d’attualità e solleva affascinanti interrogativi: quelli a cui non si è voluto dare esauriente risposta a distanza di trent’anni dalla scoperta. Le statue, rappresentanti guerrieri in grandezza naturale, dimostrano che l’arte figurativa nuragica non era limitata ai bronzetti, come qualche accademico ha voluto farci credere, ma sviluppava in ben altre dimensioni. All’epoca fu detto che le statue rappresentavano ‘antenati-eroi delle genti nuragiche’, una stirpe militare segnalatasi per fatti memorabili e quindi da onorarsi nei tempi. Nessuno si degnò, però, di approfondire la questione, di spiegare il preciso significato e collocamento storico di questi eccezionali reperti, databili in un periodo in cui in Grecia questo tipo di arte era ancora agli albori, tanto che solo ora qualcuno comincia a convincersi che per la rilevanza più che nazionale di tali opere occorra riconsiderare le attuali cronologie della storia dell’arte mediterranea.

La gran parte dei frammenti di queste statue (se si escludono i pochi pezzi esposti al pubblico), dopo trenta anni passati nel buio di un deposito del museo archeologico di Cagliari, hanno di recente visto la luce nel Centro di restauro e conservazione della Sardegna, in quel di ‘Li Punti (Sassari). La ritrovata consapevolezza del valore storico di questi manufatti si deve però all’interessamento del Comitato internazionale olimpico, che ne aveva chiesto per tempo il restauro in occasione delle olimpiadi di Atene, dove l’esposizione dei guerrieri nuragici, di questo incommensurabile tesoro artistico, avrebbe catapultato la Sardegna alla ribalta mondiale. Naturalmente l’occasione è sfumata: non è la prima volta che perdiamo simili opportunità, ma speriamo che sia l’ultima. E a nulla valse un ordine del giorno bipartisan approvato dal Consiglio regionale nel dicembre 2003, che tendeva proprio a favorire questa ‘olimpionica’ esposizione. Un ordine del giorno che la dice tutta sul mistero che ancora avvolge queste opere e sullo scandaloso disinteressamento delle nostre istituzioni. Non tanto e solo per il fatto che la giunta regionale non riuscì a trovare le risorse necessarie per assicurare l’importante evento, semmai per il fatto che l’ordine del giorno certificava che il Consiglio regionale “fosse venuto a conoscenza” di questi reperti monumentali solo nel dicembre del 2003. E si deve quindi al mecenatismo di una multinazionale spagnola, con interessi e attività nel nord dell’isola, la concreta azione di recupero di questi manufatti da uno scantinato del museo archeologico di Cagliari.

I frammenti delle statue sono riusciti così a prendere finalmente la strada per ‘Li Punti’ per essere riassemblati nell’unico Centro di restauro e conservazione della Sardegna, sotto l’occhio vigile del Sovrintendente archeologico di Sassari, Francesco Nicosia. Lo stato di conservazione delle grandi statue, sin nei minimi particolari ornamentali, il colore ancora visibile in un torso di arciere, spingono a ipotizzare un riparo protettivo, forse un colonnato, da cui per secoli hanno guardato in direzione del mare. Peraltro, solo grazie alla passione e all’interessamento di alcuni valorosi cultori locali della materia, si è riusciti a conservare il ricordo preciso e la ricostruzione del sito archeologico dove negli anni ‘70 vennero rinvenuti i frammenti delle statue dei guerrieri nuragici. Dalle teste, busti, arti con resti di abbigliamento e armature, si individuano varie specialità di guerrieri: arcieri, fanti con elmo cornuto e spada, personaggi che si coprono gli occhi con lo scudo e hanno una mano avvolta in un guanto armato. Le caratteristiche formali e stilistiche dei manufatti si avvicinano fortemente a quelle delle figure in bronzo nuragiche, lo stile è duro, lineare, i particolari e le masse anatomiche scolpiti geometricamente. Le grandi statue sono quindi ritornate alla luce, ma solo ora qualcuno comincia ad interrogarsi sul loro significato e su alcuni particolari figurativi che avrebbero dovuto richiamare l’attenzione degli studiosi fin dal loro rinvenimento.

Due i misteri a cui dare risposta. Il primo enigma riguarda la posizione con cui i guerrieri tengono sollevato lo scudo, davanti ai propri occhi e sopra la testa. In proposito comincia ad affacciarsi una tesi affascinante, che vorrebbe ricondurre tale postura ad un evento eccezionale e che peraltro troverebbe corrispondenza con la datazione dei reperti. Un evento che all’epoca della seconda guerra messenica, vinta nel Peloponneso da Sparta, veniva considerato dai popoli del Mediterraneo come foriero di sciagura e da cui nascondersi. Grazie alle cronache di Archiloco di Paro, sappiamo che nel 648 a.C. si verificò una portentosa eclisse di sole, un fenomeno che quindi sarebbe stato ricordato dalle nostre antiche genti proprio con l’elevazione delle monumentali statue, che avrebbero così assunto un compito divinatorio in difesa del popolo nuragico. C’è poi un secondo enigma da sciogliere: se è vero che i caratteri figurativi delle statue sono propri delle figure in bronzo nuragiche, come spiegare allora il particolare delle trecce tipicamente fenicie che risaltano sul petto dei guerrieri? La tesi di qualche illustre accademico, che nei piccoli oggetti stilizzati di bronzo continua a ravvedere l’unica e possibile espressione artistica dei nuragici, comincia seriamente a vacillare. Forse i tempi sono maturi per ben altre valutazioni, prima che arrivi nuovamente Sergio Frau a farci sognare o le olimpiadi cinesi del 2008.