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I campi di prigionia fascisti in Sardegna – Carbonia

I campi di prigionia fascisti in Sardegna – Carbonia

Storia

In funzione dal luglio 1941, il campo di lavoro per prigionieri di guerra P.G. N. 110 di Carbonia ha una capienza di 3.000 posti.

In un documento del 23 luglio 1942, il campo di Carbonia è anche chiamato “Villaggio Umberto“, nome fascista dell’attuale frazione di Cortoghiana, luogo dove, secondo la nostra documentazione, sorge però un distaccamento di lavoro dipendente dal campo centrale P.G. N. 110.

Secondo altre informazioni reperite sul web, il campo si troverebbe invece proprio a Carbonia in zona Cannas di Sopra, esattamente tra via Padova, via Mantova e via Ferrara.

Il 1 marzo 1942, nel campo P.G. N. 110 ci sono 1.491 prigionieri di guerra, tutti appartenenti all’ex esercito jugoslavo, e tutti classificati come serbi.

Situazione che rimane pressoché inalterata fino al 1 luglio 1942 quando, in seguito alla improvvisa chiusura1 degli altri quattro campi di lavoro presenti in quel momento in Sardegna (Bacu Abis N. 124, Montevecchio N. 131, Monteponi N. 137 e Monte Mannu N. 147), il numero dei prigionieri registrati a Carbonia sale a 2.224.

L’ultimo significato cambiamento per quanto riguarda la presenza dei prigionieri di guerra nel campo di Carbonia si verifica nel gennaio del 1943, quando, in seguito alla richiesta della Azienda Italiana Carboni, vengono trasferiti in Sardegna 700 prigionieri di guerra di nazionalità sudafricana (bianca) da avviare al distaccamento di Bacu Abis, dipendente dal campo P.G. 110 di Carbonia.

Quindi, nel marzo del 1943 gli internati che fanno capo al campo di Carbonia risultano essere 3.056 di cui 1.248 serbi, 700 sudafricani bianchi, 386 greci, 255 albanesi, 168 croati, 126 montenegrini, 107 nuovi italiani (cioè sloveni del territorio annesso all’Italia), e 63 di altre nazionalità (bulgari o rumeni o ungheresi.

Visto la zona dove sorge il campo – a quel tempo ricca di miniere – non è difficile immaginare a quale lavoro sono destinati i prigionieri di guerra di Carbonia. Ne troviamo conferma nel Diario Storico Militare dell’Ufficio Prigionieri di Guerra dello Stato Maggiore del Regio Esercito, dove, al giorno 26 maggio 1942, è scritto: “E’ fissato per il 23 giugno p.v., presso il Tribunale Militare della Sardegna, in Oristano, il processo contro 6 pg. serbi che si sono rifiutati di lavorare nell’interno della miniera di Carbonia“.

Ricordiamo che le Convenzioni di Ginevra sul trattamento da riservare ai prigionieri di guerra – ratificate dall’Italia nel 1930 – se da un lato prevedono la possibilità di utilizzare i prigionieri di grado inferiore (sottufficiali e truppa) in lavori obbligatori, dall’altro pongono alcuni limiti, tra cui il divieto di essere costretti al lavoro sotto terra. Quindi all’interno delle miniere, ad esempio.

In ogni caso, molto probabilmente (ma allo stato attuale della nostra ricerca non lo possiamo ancora affermare con certezza) i prigionieri di guerra di nazionalità jugoslava, in quanto appartenenti a un paese che di fatto non esiste più, non sono tutelati dalle Convenzioni internazionali e di conseguenza quasi certamente non ricevono le visite e gli aiuti della Croce Rossa Internazionale. Un trattamento forse applicato anche ai prigionieri di guerra di nazionalità greca.

Al momento, tra i documenti rinvenuti ce n’è uno solo che ci aiuta a capire quale sono le condizioni di vita e di lavoro nel campo P.G. N. 110 di Carbonia. Il 16 febbraio del 1943 si chiede il trasferimento in continente (precisamente al campo P.G. N. 62 di Grumello del Piano) di “tutti i pg. di nazionalità ex jugoslava e greca ammalati, invalidi o comunque non idonei – per effetto del loro deperimento organico – ad incondizionato impiego in lavori”.

Anche la disciplina, soprattutto in relazione all’obbligo di lavorare, sembra essere molto severa nel campo di Carbonia: “tutti i pg. appartenenti alle nazionalità succitate che hanno dimostrato scarso rendimento sul lavoro sia sottoposti a severe sanzioni disciplinari e – se nel caso – siano applicati nei loro confronti i maggiori rigori previsti dalla legislazione militare penale”.

Dal campo di Carbonia, come abbiamo in parte già detto, dipendevano diversi distaccamenti di lavoro.

Al momento ne abbiamo individuati sette:

Distaccamento di Bacu Abis
Distaccamento di Villagrande Strisaili
Distaccamento di Cortoghiana
Distaccamento di Arborea (Mussolinia)
Distaccamento di Sanluri
Distaccamento di Alghero (presso azienda Sella & Mosca)
Distaccamento di Monteponi

https://campifascisti.it/