Press "Enter" to skip to content

Dei Nuraghi: seconda parte

Ecco la seconda parte relativa ai nuraghi da parte del caro amico Paolo di Ozieri che coglie l’occasione di fare gli auguri a noi e a tutti i lettori di Contusu.

A bois de Contus, e-a totu sos lettores
chi de nos legger no faghen s’onore,
pro sas festas, e-i su tempus benidore,
aguro amistade, paghe e amore.

La Torre. Dopo il nome, ovviamente, la cosa.  In che consiste il nuraghe?  Spiegare, soprattutto a noi Sardi, che cosa siano i nuraghi, apparirebbe cosa del tutto superflua.  Non ve ne è uno, si può dire, che non ne abbia visto qualcuno, almeno in… cartolina illustrata.  Ogni pastorello, ogni ragazzotto di campagna ne ha scalato le mura o è penetrato nel vano interno, magari in cerca di un tesoro sognato, o a nascondere qualche capo rubato.  Chi si è appena mosso da casa, ha lasciato le vie cittadine e ha percorso con qualsiasi mezzo le nostre strade, ferrate o no, ha avuto occasione di vederne taluno profilare la sua inconfondibile mole sulla cìma di qualche altura.  Eppure, non riteniamo vana la pena di parlare di questa cosa che è il nuraghe; soprattutto perché nella generalità dei casi e deì sardi l’osservazione di esso si è fermata, come dire, alla superficie, alla apparenza esteriore.

E cominciamo con due osservazioni che parrebbero, e non sono, lapalissiane.

1)    Non vi sono, si può dire, due soli nuraghi che siano del tutto identici fra di loro, come ad esempio le monete scodellate da uno stesso conio, o le pagine stampate con lo stesso stampo tipografico.  Ogni nuraghe ha una sua nota che lo caratterizza, un suo particolare che lo individua, lo distingue dagli altri: sarà un particolare costruttivo, o di struttura, di rifinitura, magari; di qualche cosa di accessorio, di conformazione esterna o del vano interno ecc.; ma ognuno, quasi, si personalizza.  E la cosa si spiega agevolmente e si comprende facilmente.  Basta riflettere che furono edificati in un largo periodo di tempo, secoli addirittura, e sono disseminati, più o meno fittamente, in tutta la superficie dell’Isola. E a costruirli furono, se il termine non appaia esagerato, architetti diversi, ognuno dei quali vi ha lasciato una sua impronta personale, del suo gusto piu o meno raffinato di costruttore, e ha dovuto naturalmente tener conto del sito ove sorgeva, del materiale costruttivo di cui disponeva e di masse umane diverse.

2)    Pur essendo diversi l’uno dall’altro, i nuraghi hanno tuttavia in comune tutti gli elementi essenziali di una costruzione di quella mole coi quali i nuraghi furono elevati, che li unificano nella totalità del loro insieme; e nel loro insieme li differenziano da ogni altra forma edilizia di qualunque parte del mondo: pur ottenuta con lo stesso materiale e avente lo stesso tipo (megalitico) di costruzione.

 

Image
Nuraghe Burghidu (Ozieri)

Credo che sia questo fatto, che si potrebbe dire della uguaglianza nella disuguaglianza, della difformità e diversità nella uniformità, a render così difficile, quasi impossibile, una suddivisione organica, una ripartizione o classificazione in categorie dei nuraghi sardi.  E chi lo ha tentato non ha potuto riuscire chiaro e convincente nelle sue classificazioni. Così il padre Angius, che circa 150 anni fa divise i nuraghi in quattro categorie: nuraghi semplici, nuraghi aggregati, nuraghi riuniti e nuraghi recinti o recintati. I primi, scrisse, sono infinitamente i piú numerosi; ma già il Lamarmora osservava nello stesso torno di tempo, e giustamente, che molti dei cosiddetti nuraghi semplici appaiono tali oggi, o perché sono andati distrutti quelli esistenti al loro fianco, ma dei quali pur restano o restavano allora evidenti tracce, o perché il padre Angius non ha tenuto conto dei recinti che recingevano in parte o totalmente il nuraghe centrale semplice.

 

Il Lilliu ha tentato ugualmente una suddivisione dei nuraghi, come risultato di uno studio durato decenni, fatto con grandissimo amore e infinita pazienza. Del quale sono frutto le sue due pubblicazioni recentissime, veri monumenti anche dal punto di vista tipografico, talmente fondamentali che chiunque vorrà nel futuro trattare dell’argomento non potra, a mio giudizio, che prendere le mosse da esse, e tenerle nel massimo conto.  E lo stesso prof. Lilliu, da onesto studioso, si augura che la questione venga ripresa, conscio, come egli si dichiara, di non aver risolto tutti i dubbi, chiarito tutti i punti di questo allettante argomento.  Anzi si può dire che il Lilliu fa almeno due classificazioni dei nuraghi.

Li distingue innanzi tutto in nuraghi del tipo classico, a tholos, immensamente piú numerosi, e in nuraghi a galleria o a corridoio: ma le poche decine di nuraghi di questa categoria, che il Lilliu è riuscito a reperire, e tuttora sussistenti, non giustificherebbero, a nostro sommesso parere, la suddivisione, la formazione di una categoria diversa.  Ma, soprattutto, rende dubbia tale catalogazione fra i nuraghi, sia pure come cateoria a sé di codesti nuraghi a corrìdoio, il fatto che… nuraghi non sono.

Nel senso che non possono esser accostati, e tanto meno accomunati ai nuraghi tipici o classici, dei quali non hanno né la forma né la struttura, se non come… fratelli bastardi, spuri.

Esistono anche, a detta sempre del Lilliu, nuraghi dei tipo misto: a tholos, cioè, e a corridoio, e ne dà alcuni esempi.  Ma anche in questi la parte che vien detta a corridoio apparirebbe come costruzione aggiuntiva, sussidiaria della principale, una specie di dipendenza fatta per uno scopo a noi incerto.

Anche se non può dirsi una vera e propria suddivisione per categorie distinte, piú interessante e accettabile, perché legata a particolarità costruttive di grande rilievo, è l’altra suddivisione, che lo stesso Lilliu fa in nuraghi semplici; nuraghi plurimi e complessi: trilobati, quadrilobati, e polilobati (i quali ultimi talvolta assumono «proporzioni gigantesche e poderose» – sono parole sue).  Aggettivi certamente piú che giustificati, a chi ha potuto esaminare, anche come semplice curioso, l’imponenza e la grandiosità dei complessi nuragici di Lugherras, presso Paulilàtino, di Nuraghe de s’Orku presso Domusnovas, e soprattutto del Nuraghe su Nurazi (quasi per antonomasia, certo inconscia) di Barùmini, taluno dei quali raggiunge il diametro di ben 70 metri. Continua…

Tratto integralmente da: Curiosità del vocabolario sardo di Antonio Senes.

Paolo da Ozieri

Vedi anche

Dei Nuraghi: prima parte

Dei Nuraghi: terza parte