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Con le Streghe arrivano i turisti: il museo di Bidonì

Rappresentazione della Mandragora
Rappresentazione della Mandragora

Per scacciare le streghe del malessere non resta che metterle dentro un museo. E guadagnarci.

Bidonì, centro del Barigadu adagiato sul lago Omodeo, centocinquanta abitanti scarsi e il reddito pro capite più basso in Sardegna (poco più di 350 euro al mese). In uno dei paesi più piccoli della Sardegna è nato l’unico museo delle streghe dell’Isola.

«Due anni fa sono stato a Triora – racconta Antonio Cossu, sindaco di Bidonì – e ho visitato il loro museo delle streghe.
È incredibile, un paesino sperduto sulle montagne sopra Imperia è diventato una vera e propria attrazione turistica».
Un museo per rinascere. Così si spiega l’arcano, l’idea di riciclare il vecchio municipio a embrione del culto turistico, a meta privilegiata per gli amanti di riti magici e fattucchiere. A dire la verità qui di bruxa o stria, come erano chiamate le streghe, non se ne son viste tante. Resta il ricordo di una majàrza, colpita dalmarchio di infamia per essere stata discendente di una famiglia di vampiri. Quello che rimane sono le leggende, quel filo ininterrotto con le tradizioni in cui scorrono simbologie e riti di antico lignaggio.
Il museo di Bidonì è stato aperto lo scorso luglio, circa tremila presenze accreditate. Uno sproposito per un paese che finora ha pronunciato la parola turismo come sinonimo di speranza chiusa in un cassetto. Affisse sulle pareti le storie di streghe e affini che hanno popolato il territorio del Giudicato di Arborea. Nonostante la condanna legale, morale e teologica della magia, infatti, alla metà del XIV secolo il sovrano Mariano IV era piuttosto pratico di filtri e di stregonerie, conosciuto per la nascosta passione per le arti magiche.

Il patto consumato dalle streghe col Diavolo, ne accresceva la malefica leggenda e il timore in tutta la popolazione. «Ancora oggi l’apertura di questo museo – spiega il sindaco di Bidonì – ha incontrato forti resistenze da parte della popolazione.
Poi i primi sentori del movimento turistico li hanno convinti». Questione di superstizione, in primo luogo. Ma anche di vecchie consuetudini paesane. La bruxa da queste parti, in origine, era una donna dai facili costumi, dedita non solo alla magia. Ora dopo aver messo in piedi la struttura con 300 mila euro della legge 37, si pensa soprattutto a far fruttare l’investimento.
Ora si punterà sul merchandising, che in parole povere significa vendere oggetti di ogni genere legati al culto della stregoneria. Ingresso libero e mano al portafoglio, per portarsi via un ricordo dell’unico museo dell’Isola sulle streghe. Il museo deve essere completato, mancano le strutture per accogliere i turisti: un ristorante, un albergo. Ma per un paese dove non c’è nemmeno l’ufficio postale, il matrimonio tra sacro e profano diventa l’unica via per un futuro turistico. Con una stregoneria che promette di garantirne il successo.

Il comune di Bidonì : http://web.tiscali.it/comunebidoni
Il comune di Triora : http://www.comune.triora.im.it
Triora, il paese delle streghe: http://www.triora.org