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Una vita in miniera

Penso a quanti episodi relativi alla miniera potrei scrivere.
Tanti li ho vissuti personalmente, tanti altri li ho sentiti raccontare dal mio papà e dai miei nonni, anche loro minatori.

Mio nonno paterno è stato minatore per decenni. Aveva il ruolo di caposquadra che gli conferiva responsabilità verso chi lavorava nel suo cantiere sotterraneo.
Chi lavorava con lui doveva seguire le sue disposizioni e ubbidire senza contestare. Ricordo che sto parlando degli inizi degli anni 50 o giù di lì.
Proprio in quel periodo arrivò sotto la sua gestione un ragazzino biondo, aveva 15 anni. Mio nonno lo guardava con distacco, ma quando erano nel sottosuolo non gli toglieva gli occhi di dosso, osservava ogni piccolo movimento.
Fai questo – gli diceva… fai quest’altro… faiddu beni o ti du torru a sciusciai…

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Minatore

Mio nonno lo tartassava, gli faceva fare tanti lavori che avrebbe potuto risparmiargli, ma glieli faceva fare ugualmente. Non voleva che gli altri si accorgessero che per quel ragazzino biondo aveva un occhio di rigurado, non voleva che gli altri dicessero che… agevolava in qualsivoglia modo il figlio… mio padre…
Fu così che una mattina mio nonno si spostò dal cantiere, mio padre si sentì libero e si fidò incautamente…
I suoi 15 anni non gli permettevano ancora di capire quando e dove si poteva spostare. Erano le 12, i crampi della fame si facevano sentire. Fu così che si appartò in un anfratto della galleria per mangiare un panino, cosa che avrebbe dovuto fare solo con i suoi compagni e solo con l’autorizzazione del caposquadra, suo padre.
In quel momento mio nonno ritornò sul posto, non lo vide e lo chiamò con quanto fiato aveva in gola. Il figlio era sparito nella galleria in un attimo di distrazione ed era troppo per lui.
Lo chiamava e richiamava – Mario … Mario aundi sesi ??? – I compagni lo aiutarono nella ricerca e mio padre sentiva i loro richiami ma spaventato ed immaginando le ire di mio nonno non rispondeva.
Solo parecchi minuti dopo decise che forse era meglio farsi vedere, prima che le mio nonno organizzasse le squadre di ricerca.
– Babbu seu innoi – gli disse facendosi vedere.
Il padre corse verso di lui e gli diede un sonoro schiaffone di fronte a tutti. Doveva dare l’esempio, nessuno doveva capire che lui era preoccupato per quel ragazzino biondo troppo magro e troppo piccolo per lavorare in miniera.
Nessuno doveva capire che per il suo figlio maggiore avrebbe preferito un altro destino piuttosto che quello del minatore, vita di sacrifici e di rischi.
Allo schiaffone seguirono rimproveri verbali e una multa in denaro. Gli vennero scontate le ore di lavoro del giorno e questo gli comportò anche una punizione a casa da parte della mamma che su quei quattrini faceva affidamento per acquistare il latte per i figli più piccoli.
Inutile dire che mio padre a distanza di più di 60 anni si ricorda ancora della lezione che mio nonno gli impartì il giorno, imparando che non doveva mai separarsi dal gruppo e che se avesse dovuto farlo – solo per questioni fisiologiche – avrebbe dovuto avvertire.

MinatoriQuando chiusero definitivamente le miniere mio padre era in pensione già da parecchi anni. Nessuno parlarva ancora del parco geominerario e lo sciopero della fame di Giampiero Pinna e la sua occupazione del Pozzo Sella ( Miniera Monteponi ) erano ancora lontani.
Quando iniziarono le visite guidate dei vari siti minerari mio padre ascoltava sorridendo. Ricordo i suoi commenti quando io entusiasta gli raccontai la mia prima visita a Porto Flavia ( Miniera di Masua ).
– Papà è bellissimo, ci hanno fatto vedere le tramogge, i silos, i vagoni che usavano per il trasporto del materiale… ci hanno fatto indossare un elmetto giallo di plastica per proteggerci dagli spuntoni di roccia e ogni tanto si intravedevano le stalattiti che sporgevano dalle pareti della galleria. Poi ci hanno fatto vedere da dove le navi caricavano il materiale… è di fronte al Pan di Zucchero… c’è un panorama che toglie il fiato…
– Papà un giorno organizziamo e andiamo insieme, io, te e mamma… così vedi –
Lui mi guardò, sorrise e mi disse …- Ma dimmi una cosa… quanto hai pagato per vedere queste cose ? Pensa a quanti anni io le ho viste tutti i giorni e gratis… pagare oggi 8 euro per vedere una tramoggia mi fa solo ridere…
Custas cosas da sa lassu a is continentalis, a mimi lassamì a s’aria oberta ca mi dexiri de prusu… (Queste cose le lascio ai continentali, a me lasciami all’aria aperta che sto meglio) –

Carrello in minieraIn realtà questo suo proposito durò ben poco. Non sono ancora riuscita a fargli visitare Porto Flavia, ma quando aprirono al pubblico la Grotta di S.Barbara ( Miniera di S . Giovanni ) non si tirò indietro e con mia madre andarono a visitarla.
Lei mi ha raccontato che quando lui si è trovato dentro la miniera dove per tanti anni aveva lavorato la sua voce è diventata roca… e gli occhi gli sono diventati lucidi. Quando è arrivato di fronte alla grotta e la guida spiegava come fosse stata individuata, con il pensiero è tornato indietro di 50 anni, al giorno in cui è entrato in servizio di pomeriggio e i colleghi gli hanno raccontato che uno di loro, il signor Francesco Salis, mentre perforava aveva avvertito che oltre la roccia c ‘era il vuoto e che il caposervizio aveva fatto allargare il foro per vedere cosa ci fosse oltre. Gli operai presenti erano rimasti senza parole di fronte a tanta bellezza.
Ricordava che lui e altri minatori incuriositi dal ritrovamento andarono a vedere la grotta, che poi nel corso degli anni vide altre centinaia di altre volte poichè risultava di passaggio per i vari cantieri sotterranei dove loro dovevano lavorare, finchè le perforazioni in quella direzione furono interrotte e per tanti anni fino al giorno della visita guidata non aveva più visto.
Ma l’esistenza di questa grotta stupenda e della casualità con la quale è stata trovata è sempre stata nei racconti che mio padre faceva a me e mio fratello.
Tutt’ora quando vede in TV programmi che fanno vedere la grotta, spesso capita a “Sereno Variabile”, lui racconta del pomeriggio del ritrovamento e spesso commenta che probabilmente… anzi sicuramente… di grotte come quella, nel sottosuolo della miniera di S.Giovanni ve ne sono anche altre… ma che gli esplosivi per scavare le gallerie, le perforazioni in una direzione piuttosto che in un’ altra ne hanno precluso per sempre l’individuazione.

 

Daniela