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Tradizioni, superstizioni e credenze sarde

Tradizioni superstizioni e credenze sarde

Queste credenze sarde sono riprese dalla rivista delle tradizioni popolari italiane del 1894.

L’avere in casa una serpe viva è indizio di buon augurio, e taluni con questa credenza abituano quest’animale al latte, preparano un recipiente con latte in un angolo della casa, e la biscia abituata vi si reca tutti i giorni ad una data ora, si sazia e si rintana.

Nella mattina di san Giovanni, appena spuntato il sole, se qualcuno vedesse la propria ombra senza testa, essa indica che entro l’anno dovrà morire.

Nella sera di san Giovanni, le giovani da marito si recano in campagna, notano con nastro o con spago di colore un arbusto a loro scelta; l’indomani di buon mattino vanno e verificano: se nell’arbusto designato vi trovano qualche ragno, esso indica che la giovine si mariterà con un negoziante di tessuti;
se vi trovano delle formiche, sarà indizio che sposerà un pastore; se vi trovano uno scarafaggio, prenderà in marito una guardia di pubblica sicurezza.

Nella sera di San Giovanni collocano tre pietruzze di sale su di una lastra, e se l’indomani al levar del sole si troveranno sciolte, è indizio che colui che le ha collocate morrà entro l’anno; se si trovano mezzo sciolte, che farà una grave malattia; se sono intere, vuoi dire che per quell’anno non morrà.

Quando qualche mandria di bestiame viene affetta da malattia, per liberarla da tale flagello, si sotterra nel cancello della mandria un ragazzo.

Quando si desidera la pioggia, si sotterra nel fiume una testa di qualche persona morta.

La fonte che viene pulita quando soffia il levante, dà acqua cattiva e putrida.

Perchè gli uccelli non si mangino le biade, l’agricoltore, dopo fattovi un giro, con un ago col filo, intorno al seminato, sotterra quell’ago in un angolo del campo ed è sicuro che gli uccelli passeranno lontani.

L’orzaiuolo viene guarito fingendo di cucire le palpebre per tre volte con seta nera.

Per far guarire i bambini dal mughetto, si fa loro gettare un poco di saliva in bocca da qualcuno che ha conosciuto il bisnonno o la bisnonna.

Ai bambini che soffrono le convulsioni, mettono al collo una briglia, un fazzoletto di seta nera e delle chiavi.

Perchè non si abbia a soffrire dolor di denti, si tagliano le unghie nel primo lunedì d’ogni mese.

Per non essere colti da iettatura, si tenga un pezzo di lana gialla visibile sul vestito che si indossa.

Per aver fortuna nella coltivazione delle api, è proprio necessario che si dia principio alla coltivazione con tre bugni, uno dei quali deve essere comprato, l’altro rubato ed il terzo domandato.

Quando nel focolare si osserva che una parte del treppiede è divenuto rovente, è segno di pioggia vicina.

Se una bestia in qualche piaga ha dei vermi, si può liberarla cun sas paraulas; queste però non conviene recitarle se la bestia è pregna, perchè col verme cade anche il feto.

Cun sas paraulas si impedisce la esplosione di qualunque arma da fuoco.

Cun sas paraulas si impediscono le volpi di avvicinarsi a qualsiasi gregge, come pure collo stesso metodo si ponno inviare le volpi a distruggere il gregge degli altri.

Cun sas paraulas si possono rinvenire gli oggetti perduti e si riconosce chi ci offende.

Cun sas paraulas, si impedisce il cane di abbaiare.

Cun su fattuzu si fa cadere ammalato qualsiasi individuo e lo si può tenere in tale stato per quel tempo che si desidera.

Taluni affermano essere stati burlati da su moscazzu
Un pastore racconta come in tempo d’inverno nelle prime ore della notte, mentre stava al focolare colla famiglia e coi servi, furono allarmati dal forte abbaiar dei cani, che erano alla
custodia del gregge, e dallo strepito come se ladri portassero via il loro bestiame; subito si recarono armati dove era il gregge, ma quale sorpresa non fu per loro nel trovare il bestiame ed i cani tranquilli? Ne diedero cagione a su moscazzu.
Il pastore aggiungeva pure che su moscazzu in quella re
gione esisteva da secoli, e ciò lo affermava per averlo udito
dal nonno, il quale, alla sua volta, aveva raccontato d’ essere
stato burlato anche lui come i suoi antenati.
Berchidda (Sassari).

Gio. Maria Cossu