Press "Enter" to skip to content

Medicina popolare a Triei

La difficoltà di disporre del medico e di ricorrere alla medicina ufficiale unita alla convinzione che le cure tradizionali siano più efficaci fa sì che i rimedi casalinghi siano molto diffusi. Nelle cure usate per i mali più frequenti, spesso si mescolano la superstizione e le credenze religiose alla medicina tradizionale.

Particolarmente richiesta dalla gente era una chiave “miracolosa” che riporta dei simboli sacri, infatti sembra appartenesse in origine ad un sacerdote, è poi passata attraverso diverse generazioni facenti capo ad un’unica famiglia. Ad essa si ricorre per la guarigione di vari mali. Il rito si pratica in un luogo aperto perché prevede che precedentemente il terreno sia stato calpestato da “caddu ferrau” cioè da cavalli ferrati. La chiave viene posata per tre volte alternativamente sulla parte malata e sul terreno unitamente alla formulazione delle preghiere.

Mal di pancia
Una persona che ha il mal di pancia si sdraia per terra, sullo stomaco si mettono tre cucchiai di olio d’oliva, aglio e prezzemolo tritato con cui si massaggia la pancia. Un altro rimedio è l’infuso di camomilla selvatica.

Mal di schiena
Per il mal di schiena si avvolgono in uno straccio caldo delle monete di metallo e si dispongono sulla parte dolorante, quindi vi si appoggia sopra un bicchiere rovesciato così da creare pressione e calore sulla parte.

Mal di denti
Si raccolgono i papaveri e vengono fatti bollire, i fiori devono essere in numero dispari: per i piccoli se ne prendono uno o tre, per i grandi invece possono essere da cinque a sette. Altri rimedi consistono nel sistemare sulla guancia, dalla parte del dente malato, il bianco dell’uovo sbattuto oppure fare gargarismi con aceto e aglio bolliti insieme.

Mal di gola
Si fa bollire la malva e si fanno i gargarismi con l’infuso così ottenuto, oppure si usa bere il vino fatto bollire insieme con un po’ di zucchero e aromi vari.

Mal d’orecchi
Con le foglie di palma e rosmarino sbriciolate si fa “su fumentu”, mentre queste bruciano si avvicina l’orecchio per assorbirne il fumo, oppure nell’orecchio si versano alcune gocce di latte materno.
Quando compare un gonfiore dietro l’orecchio, “sa sanna ‘e origa”, viene curato con la “chiave miracolosa” posata sulla parte malata mentre si recita una preghiera.

Male alle ossa
Per rimediare a questo male si prendono dei gusci di uova, si toglie la membrana interna e si riducono in briciole. I gusci tritati vengono messi in un recipiente con succo di limone e lasciati riposare per un po’. Qualche ora dopo si cola il tutto e ogni mattina se ne beve un bicchiere.

Nervi accavallati
Si massaggia la parte con l’olio d’oliva per sciogliere “sa fila transìa”, cioè i nervi accavallati recitando “is pregantus” mentre si tracciano dei segni di croce sulla parte colpita.

Porri
Si prende un filo di lana a cui si fanno tanti nodi quanti sono i porri e lo si butta nel fiume, in un punto in cui non si debba passare mai più, oppure si usa strofinare il porro con della carne fresca che poi viene sotterrata, col decomporsi della carne scompare il porro.

Piccole ferite
Nel caso di piccole ferite il cerotto “a portata di mano” si ricava dall’interno della canna, asportando la sottile pellicola e applicandola sulla ferita.

Punture e avvelenamenti
Contro l’infiammazione prodotta dal morso d’insetti si passa di piatto, per parecchie volte, e dopo averla alitata, una lama di coltello o un oggetto in metallo, oppure si bagna la parte con le urine.

Anemia
Si lima il ferro molto finemente ottenendo una polverina che viene ingerita dopo averla avvolta in un’ostia benedetta. La polverina ottenuta limando il ferro si può anche assumere disciolta in acqua.

Raffreddore
In un recipiente si fa bruciare lo zucchero e il caffè macinato, il fumo così ottenuto, “su fumentu”, viene aspirato dal malato; oppure si usa bruciare delle palme benedette con un po’ di zucchero, il malato ne aspira il fumo tenendo sul capo un asciugamano per evitare che il fumo si disperda.

Infezioni del sangue
Si mettono le sanguisughe nelle varie parti del corpo, proprio dove il male è più forte. Vengono acquistate da “forestieri”, persone che vengono dalla vicina marina di Lotzorai e Girasole. “Is sanguneras” vengono conservate nell’acqua, dentro una bottiglia, all’occorrenza vengono prese per molteplici usi: mal di denti e infezioni varie, in ogni caso lo scopo è quello di far aspirare alla sanguisuga il sangue infetto.

Scottature
Fette di patate si dispongono nelle parti scottate in modo che l’amido le rinfreschi alleviandone il dolore. Si usano anche impacchi di malva o d’olio d’oliva per rinfrescare. Nelle ustioni si usa mettere della calce per alleviare il bruciore e per evitare che si formi la crosta.

Pustole
Si tagliano le radici di asfodelo a fettine molto sottili e si mettono a cuocere nell’olio; con questo si ungono “Is therras”, le pustole, fino alla guarigione.

Tosse
Si usa bere un decotto preparato mettendo del vino a bollire mentre vi si immergeva più volte un ferro ardente.

“S’assuconu” Lo spavento
Per guarire dallo spavento si ricorre in qualche modo allo stesso oggetto che l’ha  procurato: nel caso dello spavento causato da un cane si preleva un ciuffo dei peli e con essi si fa “su fumentu”, colui che ha subito lo spavento lo deve respirare; nel caso della morte di un familiare si usa tagliare al defunto le unghie, una ciocca di capelli e un lembo del suo vestito, si fanno bruciare con rosmarino e palma benedetta e per tre volte i parenti devono saltarvi sopra.

In altri casi al fifone viene coperta la testa con un panno perché non veda, quindi gli viene passata sulla testa per tre volte una lucerna con i quattro beccucci accesi e nel contempo si recitano “is pregantus”, quindi si spengono le fiammelle e si scopre il capo del “malato”.

I rimedi per i vari mali sono sovente accompagnati dalla recitazione dei “pregantus”, preghiere e formule misteriose tramandate di generazione in generazione secondo particolari criteri legati al sesso e all’età dei discendenti.