C’è un vecchio mito, che si può trovare in tutti i paesi affacciati sul Mar Mediterraneo. E’ una storia che narra dell’amore di una dea per un bellissimo giovane dio, e del dolore che questo amore scatena quando il dio muore. I protagonisti hanno tanti nomi quanti sono i paesi che conoscono questa storia: Afrodite e Adone in Grecia, Iside e Osiride in Egitto, Tammuz e Astarte a Babilonia, e molti altri ancora.
Il mito di Adone ha inizio da una relazione incestuosa tra Mirra e suo padre Teia. Spinta da Afrodite, dea dell’amore, Mirra seduce suo padre con l’inganno, e nel buio della sua stanza consuma il loro incesto. Ma la luce di una lampada ad olio rivela l’identità di Mirra, e Teia, su tutte le furie, insegue la figlia con un coltello per ucciderla. Come accade in molti altri miti simili, nel corso della fuga interviene la divinità; in questo caso la stessa Afrodite trasforma Mirra nell’albero che porta il suo nome. Da una fenditura della corteccia nasce Adone, dio della vegetazione, così bello da causare gli interessi sia di Afrodite che di Persefone. Per proteggerlo infatti Afrodite lo chiuse in uno scrigno che affidò alla dea; ma Persefone, incantata dalla sua bellezza, non lo volle dare indietro. Con l’intervento di Zeus le due dee, l’una della fertilità primaverile, e l’altra del mondo sotterraneo, si mettono d’accordo in questo modo: Adone avrebbe passato quattro mesi dell’anno con Afrodite, quattro con Persefone, e altri quattro con chi lui preferiva. Tuttavia la scelta del giovane dio ricadeva sempre su Afrodite. Un anno, sul finire dell’estate, il giovane Adone uscito a caccia viene ucciso da un animale selvatico (un cinghiale, o un orso), secondo alcune versioni mandato da divinità gelose della sua bellezza. Afrodite piange sul corpo del suo amato Adone, ma la vita lo ha già abbandonato: dalle gocce del suo sangue nacque l’anemone. Il significato del mito è limpido. Adone è il dio della vegetazione, della natura rigogliosa che sboccia in primavera e muore a fine estate: come il seme, dovrà trascorrere lunghi mesi bui e freddi sottoterra, per poi rinascere al primo sole.
Il culto di Adone consisteva, in Grecia come in Asia Minore, nella rappresentazione rituale del mito di cui è protagonista. I sacerdoti mettevano in scena il suo matrimonio con la Dea Madre, che veniva accompagnato dalle celebrazioni della cittadinanza; in particolare erano le donne che erano molto legate al suo culto, ed erano loro le “interpreti” più importanti del rituale. Veniva quindi rappresentata la morte del dio, a cui seguivano i lamenti e i pianti delle donne:
un particolare tipo di rituale consisteva nella realizzazione dei “giardini di Adone”, vasi pieni di germogli di cereali e ortaggi che crescevano e appassivano molto velocemente, simboleggiando la vita del dio. Le donne piangevano la morte di Adone tenendo in mano i vasi di piante appassite; per permettere la sua resurrezione i vasi venivano quindi rovesciati nei fiumi e nelle sorgenti.
Fare “su Nenniri” è una tradizione molto diffusa un po’ in tutta la Sardegna, e in parole povere si può descrivere nella realizzazione di un vasetto di germogli, proprio come i giardini di Adone. Tradizionalmente, si utilizza il grano, misto a orzo e semi di lino; tuttavia al giorno d’oggi su Nenniri viene preparato con qualunque seme si abbia sottomano. Circa tre settimane prima della ricorrenza per cui lo si prepara, i semi vengono posti in un piccolo recipiente pieno di terra, che verrà innaffiato molto di frequente; questo viene poi conservato in un luogo buio, in modo tale che i germogli, privati della luce, crescano di un verde-giallo chiaro e molto brillante. Quando è pronto, su Nenniri viene utilizzato per vari scopi; a Cagliari assume un’importanza particolare per la Pasqua, quando, simbolo di una primavera ormai nel pieno delle forze, viene regalato a parenti e amici come buon augurio di serenità e fecondità (ormai perlopiù in senso finanziario, ma un tempo il significato era … un tantino più letterale). Su Nenniri ricevuto in dono si pone come centrotavola per il pranzo di Pasqua. Altrove, il grano veniva seminato a fine maggio per essere esposto per San Giovanni, e quindi raccolto per utilizzare i poteri magici che ha acquisito. Come Adone, nasce in primavera e muore al solstizio d’estate.
Ma in relazione al mito di Adone ha una importanza particolare il rituale che fino a poco tempo fa veniva eseguito a Samugheo, piccolo paese della provincia di Oristano. Il mito del dio viene rappresentato dalle giovani del paese, che celebrano prima il suo matrimonio con di una di loro, eletta prioressa, quindi piangono la sua morte, e infine festeggiano la sua resurrezione. Le ragazze di ogni rione del paese sceglievano una di loro per preparare su Nenniri in modo
tale che questo potesse essere pronto per la festa dell’Assunta. La mattina del 15 su Nenniri
viene adornato con stoffe preziose e carta colorata, e la sua realizzatrice diventa per così dire “capo cerimoniere”. Vestita del costume tradizionale da sposa, la fanciulla portava in giro per il paese su Nenniri, seguita da un corteo di compaesani, anch’essi in costume. Giunto il corteo presso un precipizio, su Nenniri veniva spogliato dei suoi ornamenti e rovesciato nell’abisso. A questo punto la “sposa” inizia i lamenti funebri, e con le sue amiche piange e intona “is frores de mortu”, i versi dedicati ai morti.
“Nennere meu ollu,
nontesta crocas solu,
ca non ch’est s’amorada,
nennere iscartinadu!”
“Coro, nennere meu,
nennere meu ollu!”
“Andada seo a s’ortu,
e a biere a casteddu,
ca est nennere mortu,
pranghide, fedigheddu!
Intrada seu a ortu,
a tirare arenada,
nennere meu ollu,
mancau est a s’amorada!”
Traduzioni
“Nenniri mio perito, stanotte dormi solo, non c’è la tua sposa, nenniri strappato dal cesto!”
“Nenniri cuore mio, nenniri mio perito!”
“Sono andata nell’orto, e a bere al castello, perché nenniri è morto, piangete, fanciulle e fanciulli! Sono andata nell’orto, a cogliere melagrane, nenniri mio perito, sei mancato alla tua sposa!”
La processione si reca quindi in chiesa ad ascoltare la messa; le ragazze che hanno celebrato il funerale di Nenniri-Adone tornano a casa a festeggiare, e infine nel pomeriggio parte la processione dell’Assunta. Ovviamente questa è una cristianizzazione tardiva del culto della fertilità; il rituale è però rimasto pressoché invariato fino agli anni 50, anni in cui la tradizione è decaduta. Resta però innegabile la sopravvivenza di uno dei più antichi dei pagani e dei suoi rituali fino ai tempi moderni, segno che il sentire di un popolo difficilmente si cambia, e che il richiamo della terra è spesso più forte di qualunque cosa possa venire insegnata.
Frores de mortu e loro traduzioni tratti da Dolores Turchi, “Samugheo”.
Tratto dal sito https://www.contusu.it/wp-content/uploads/2007/04/www.stregoneria.cc