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Credenze sarde in Gallura

Credenze sarde in gallura

Il pastore gallurese è superstizioso.
Egli ha mille credenze fantastiche, mille curiose abitudini che lo rendono un tipo affatto speciale.
Ho vissuto per quasi tre anni in Gallura ed ebbi occasione di vedere ed udire tali cose che, se tutte volessi narrarle, ce ne sarebbe da fare un volume più grosso della Sacra Bibbia.

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Ecco alcune di queste superstiziose credenze che mi vennero raccontate da un carissimo amico di Santa Teresa:

 – I pastori in Gallura vivono per lo più negli ovili, che essi chiamano stazzi, distanti dai luoghi abitati.
Quando in questi stazzi muore qualcheduno, si mette il morto vestito dei suoi migliori abiti ed involto in un lenzuolo, sopra un carro tirato da buoi, e lo si trasporta alla più vicina chiesa campestre.
Se nel l’attraversare un fiume, un torrente, un corso d’acqua qualunque accade per disgrazia che un lembo del lenzuolo o il cadavere si bagni, i pastori dicono che il carro debba stare per sette anni acceso, in fiamme, e che ciò serva di espiazione pei peccati del defunto.

 – Si crede comunemente che esistano delle parole magiche le quali hanno la virtù di far mancare il colpo al fucile, e quegli uomini che possiedono il segreto di queste parole magiche sono temuti e rispettati e vengono chiamati nigadori di fogu (negatori di fuoco).

 – La danza dei morti è un’altra credenza curiosissima, che ho udito, come l’altro fatto che dirò appresso, dalla bocca di un pastore.

 – Una donna giovane e bella, di cui anche mi fu detto il nome ora sfuggitomi, era tormentata dai morti.
Ogni mercoledì ed ogni sabato, verso le undici di notte, veniva destata e condotta al campo del Coghina (li campa di Cugina), dove assisteva ad una ridda scapigliata di morti. Ad un tratto cessava la danza; una vecchia del suo paese, morta da più che venti anni, le si faceva incontro e porgendole un coltellaccio le ordinava di tagliare la testa a tutti i porci che le passerebbero dinnazi, e di non smettere finché il coltello non le sfuggisse
di mano: ed ecco sfilarle dinanzi una lunga schiera di suini, e lei a tagliar loro la testa, che subito assumeva parvenze umane ed emetteva un certo numero di gemiti che la vecchia contava ad alta voce. Parecchie di quelle faccie umane rassomigliavano a persone vive del suo paese.
Finalmente le sfuggiva il coltello di mano, e la vecchia le gridava:
— Ricorda i visi che hai visto, i gemiti che hai udito e avvisa quelli che conosci che fra non molto morranno.
E cosi accadeva : le persone, il cui viso essa aveva riconosciuto nei capi dei suini, morivano dopo tanti giorni quanti gemiti avevano emesso.

– Molti anni or sono viveva un uomo coraggioso fino alla temerarietà, forte ed aitante della persona.
Un giorno, verso il calar del sole, andò a casa sua un vecchio che egli non conosceva, il quale gli disse che nella vigna sua erano entrati dei ladri.
Egli prese il fucile, montò a cavallo e via a spron battuto verso la sua vigna, distante circa tre ore dal paese. Vi arrivò a notte avanzata, e vide infatti che sullo spiazzo, davanti alla casa rustica era stato acceso un gran fuoco, ed una cinquantina fra uomini e
donne vi ballava e cantava d’attorno.
Senza dir ne uno né due, armò il fucile e fece fuoco contro quella banda.
Allo sparo, balli e canti cessarono, ed un vecchio gli si fece incontro a braccia aperte.
Quale non fu la meraviglia sua nel riconoscere in quel vecchio il nonno suo che era morto da tanti e tanti anni!
Il nonno gli ordinò di smontare da cavallo e mettersi a ballare con quella donna che avrebbe visto con una gonnella rossa.
Egli si avanza, cerca con lo sguardo la donna indicatagli e, sorpreso, riconosco in lei le sembianze della moglie che poco prima aveva lascialo a casa!
Si cominciò un ballo, ballo infernale, ed il nostro uomo gira, salta, suda, si ubbriaca nel frastuono e nel moto, e dimentica che è in mezzo al soprannaturale.
Ad un tratto il vecchio nonno lo fermò, e porgendogli un paio di forbici, gli ordinò di tagliare un lembo della gonnella della moglie; egli ubbidì, e subito tutto spari, fuoco e ballerini, ed egli si trovò solo presso il suo cavallo col brandello della veste in mano.
Una voce misteriosa gli gridò:
— Monta a cavallo, sprona forte, corri a rompicollo, né ti fermare, né ti volgere indietro finché non sarai a casa tua, e per via spara dieci colpi di fucile: fra dieci giorni saprai che vuol dire tutto questo.
Arrivato a casa sul far del giorno, chiese alla moglie, che trovò a letto, di mostrargli il vestito rosso che egli le aveva comprato per isposare, e, meraviglia! ne mancava un pezzo, e precisamente quello che egli aveva tagliato la notte precedente!
In capo a dieci giorni la moglie era morta.

Sassari, 8 marzo 1894.