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Zio Giarrette e l’ernia

zio giarrette e ernia

Questo racconto è un dono della Signora Chiara Sistu, di Buddusò, ma residente a Sassari.
I fatti risalgono al 1968, quando il figlio aveva 2 anni.
“Mio figlio soffriva dalla nascita di forti dolori causati dall’ernia. Provava dolore perfino nel ridere.

Il medico ci disse che l’unica soluzione per questo problema era l’intervento chirurgico.
Per caso, conoscemmo un signore di Ploaghe che insegnava a Buddusò, il quale ci disse che nel suo paese viveva un certo Giommaria Solinas, noto “Giarrette”, che aveva doti di guaritore.

Mio marito era molto scettico e pensò subito si trattasse di credenze popolari. Ma io lo invitati a riflettere e gli dissi: – Sappiamo che l’unica soluzione è l’intervento chirurgico, perché
non provare? Cosa abbiamo da perdere?
Convinto mio marito, ci dirigemmo verso Ploaghe.
Incontrammo questo signore esile e piccolo di statura, dal carattere buono, che in groppa al suo asino ci invitò a seguirlo.

La sua casa era molto umile, ma ci trattò con gentilezza, fu molto accogliente. Ci chiese di esporgli il nostro problema, dopo di che ci disse di tornare con il bambino, portando con noi: una tela
sottile, lana, ago e filo, tutto di prima mano.
Ci indicò una data precisa, e pronunciò le seguenti parole: – Dovete tornare il giorno x, perché coincide con la luna crescente, alle ore tre di pomeriggio, perché coincide con l’ora in cui “sale la
linfa delle piante”, “s’umore”

Eseguiti alla perfezione gli ordini, ci recammo verso un incrocio della Sassari -Olbia, e da lì ci fecero entrare in un terreno ricco di querce.
Giarrette prese il bambino. Spezzato un ramo di una pianta grossa quanto il suo polso, gli fece mettere una mano nel torace ed una nel tronco della quercia, dove aveva operato un incisione con il
coltello.

Pronunciò delle parole a voce bassa (per cui non saprei dirvi cosa disse di preciso).
Finita la formula, completò il rito, legando la quercia con lo spago.
Mio marito rideva, aveva come l’impressione di esser tornato indietro nel tempo. Continuava ad essere molto scettico.

L’uomo fece un cuscinetto con la nostra lana e me lo diede. Mi disse che avrei dovuto posizionarlo sull’ernia del mio piccolo.
Passati pochi giorni, ci accorgemmo che il bambino iniziava a star bene.
Non aveva più dolori o impedimenti nelle attività quotidiane, non era più soggetto a vomiti.

Rimanemmo sorpresi e decidemmo di portate il bambino dal medico, il quale rimase stupito dalla guarigione del piccolo.
Il dottore ci disse che, da un punto di vista scientifico, l’unico modo razionale di eliminare il problema era la chirurgia, ma affermò anche che ci sono molte cose a cui la scienza non riesce a
dare spiegazioni.
Io non so come fu possibile, ma mio figlio guarì.

Ho un bel ricordo di quell’uomo, aveva delle mani che emanavano un qualcosa, un fluido.
Mi meravigliai quando il mio bambino, di soli due anni, uscito dalla stanza di Zio Giarrette ci disse: – Aveva delle mani che potevano covare le uova
Magari riferì quanto l’anziano gli aveva detto.
Sono pentita di non averlo ringraziato quando era in vita.
Con questo racconto, spero di tributargli la dovuta riconoscenza.”

Pasquale Demurtas

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