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Storia di una ‘Mazzinera’. Potenza delle fatture

mazzina sarda

Questa storia mi è stata raccontata direttamente dalle persone coinvolte. Alcune persone sono in grado di “sentire” dove si trovano le cosiddette mazzine, le fatture create per far del male.
Queste fatture agiscono grazie alla magia “simpatica”, fondata sul principio che il simile influenza il simile.

mazzineInfatti, la forma delle “mazzine” ha solitamente carattere antropomorfo. Per accrescerne il potere vengono aggiunti capelli, unghie o oggetti della persona da colpire, ma ho sentito descrizioni di fatture che nulla avevano a che fare con le classiche bamboline. Per esempio, mi hanno parlato di fatture fatte con lucertole trafitte da spilli, con teste di animali vari e addirittura con oggetti che non si e riusciti a identificare. In alcune era presente del sangue.

Altre possono avere carattere simbolico, come una di cui mi hanno raccontato, fatta con un germoglio e con uno spillo che trafigge il seme del germoglio stesso. Questa fattura era stata fatta per bloccare la nascita di un bambino.
Tuttavia una fattura può essere fatta semplicemente su un oggetto della vittima, come un gioiello, oppure sul cibo che questa dovrà mangiare (si trattò poi di un caso di possessione diabolica).

Veniamo alla storia.
Le protagoniste erano due sorelle, una sposata e con figli, che chiameremo Rita, l’altra vedova e gelosa della prima, della sua famiglia e sopratutto del marito. Chiamiamola Peppina.
Questa donna campava praticando aborti illegali ed era conosciuta e temuta per essere una persona dotata di particolari poteri, che metteva a disposizione di chi ne chiedeva l’aiuto.
Tuttavia non si trattava di una persona di animo buono, giacchè anche i figli l’avevano abbandonata lasciandola a vivere una vita fatta di miseria e degrado. Si vantava con la gente dicendo “che quello che faceva lei nessuno riusciva a disfarlo“.

Rita aveva due figlie, entrambe sposate. Una di queste aveva a sua volta tre figli due dei quali con gravi problemi di handicap che costrinsero i genitori a metterli in un istituto di cura specializzato. Peppina era anche madrina di questa nipote.
L’altra nipote, che chiameremo Lucia, era sposata ugualmente e Peppina era gelosa anche di suo marito. La coppia non aveva particolari problemi di vita coniugale tranne uno.
Al momento di andare a letto, non riuscivano mai a farlo insieme e Lucia finiva sempre per coricarsi nel divano. Inoltre nella casa dove vivevano iniziarono a  manifestarsi strani fenomeni.
Spaventati da tali fenomeni, la coppia decise di rivolgersi alla chiesa che li indirizzò verso una persona sensitiva in grado di aiutarli a risolvere tali problemi.
Furono presi  accordi per incontrarsi ma tale incontro venne ritardato più volte a causa della marea di inconvenienti che capitarono alla sensitiva, dai temporali che le impediscono di uscire da casa a problemi in famiglia sino ad arrivare a guasti meccanici della macchina con cui si stava recando a casa di Lucia (si bucarono tutte e quattro le gomme).
Alla fine riuscirono a incontrarsi e Lucia raccontò alla sensitiva, accompagnata da un’altra persona dotata di poteri paranormali, la sua vicenda.
Disse che sospettava che la zia, Peppina, le avesse fatto una fattura. Quest’ultima le diceva sempre apertamente che voleva il marito e che tanto non sarebbero mai stati felici.

La sensitiva avvertì delle negatività nell’ambiente e quindi iniziò a compiere tutti i rituali necessari per trovare la fattura. Questa fu localizzata nel divano in cui Lucia era costretta ad andare a dormire la notte e con preghiere particolari la bloccarono per poterla togliere. Le fatture hanno la capacità di spostarsi per non farsi trovare.
In alcuni casi, le fattucchiere “trasferivano” le fatture direttamente in cimitero, sepolte in modo tale che nessuno riuscisse a trovarle e a disfarle, condannando inesorabilmente la vittima di tali sortilegi.

Una volta estratta la fattura, fatta appositamente per allontanare la coppia, venne “disattivata” e distrutta con il fuoco.
In queste occasioni, saltano fuori degli indizi che portano a risalire alla persona che ha fatto la fattura. Inoltre è possibile che distruggendo la mazzina, la sua forza malefica torni indietro e colpisca l’artefice della fattura stessa.

Una volta eliminata la fattura, Lucia ritrovò la serenità familiare insieme al marito e chiese alle due sensitive di andare anche a fare un controllo a casa della madre, Rita. Quest’ultima stava continuamente male, il marito era paralizzato nella parte sinistra del corpo in seguito ad una paresi.
Anche in casa loro avvenivano strani ed inquietanti fenomeni. Le due sensitive accettarono e Rita raccontò loro che un giorno, all’improvviso si alzò dal letto nel quale stava riposando, uscì in cortile e si buttò nel pozzo, spinta da una forza a lei estranea. Cadendo si invocò alla sua santa protettrice e si sentì sostenere nella caduta, tanto da non arrivare a toccare il fondo del pozzo stesso. I familiari riuscirono a trarla in salvo e a portarla in ospedale in cui trovano già Peppina ad aspettarla.

Le sensitive avvertirono la presenza di diverse fatture e si misero all’opera per individuarle. Una fu bloccata nella camera da letto, esattamente sotto un comodino, all’interno del pavimento. Il marito di Rita disse che era impossibile, poichè il pavimento era stato fatto neanche un anno prima. Anche se sembrava assurdo, decisero di togliere le mattonelle e all’improvviso saltò letteralmente fuori un involucro di grosse dimensioni, pieno di oggetti appartenenti ai membri della famiglia di Rita.
Con le solite pratiche atte a distruggere la fattura, si scoprì che la mano esecutrice era la stessa della fattura di Lucia.
Rita continuò a dire che le fatture erano opera della sorella e le sensitive le dissero di osservare Peppina in quanto avrebbe potuto presentare delle bruciature, causate dal cosiddetto colpo di ritorno cui ho accennato prima.
Infatti, Peppina si presentò a casa della sorella con delle vistose bende alle gambe e alla richiesta di cosa le fosse accaduto, rispose: ” M’anti accarraxau is canisi” cioè, “mi hanno morsicato i cani”.

Una volta distrutta la prima fattura Rita si riprese dal suo continuo malessere ma rimanevano altre due fatture da distruggere,  e le sensitive vennero ostacolate dal loro continuo spostarsi. L’operazione andava avanti da mesi ormai quando la seconda mazzina venne individuata e bloccata all’interno di un gradino di una scala in cemento.
Una volta rotto il gradino vi trovarono un’ampolla contenente del liquido che sembrava urina misto a sangue. All’interno c’era un mozzicone di sigaretta probabilmente fumata dal marito di Rita e altri oggetti personali.

Disfando questa fattura, Peppina riportò nuovamente le bruciature alle gambe ma stranamente venne fuori un nome che non era il suo bensì quello di Filomena.
Rita disse che non era possibile in quanto non conosceva nessuna Filomena e continuava a dirsi sicura che si trattasse della sorella Peppina.

Le sensitive dal canto loro erano certe del loro operato e del nome di questa fantomatica Filomena. La storia di complica fino a quando Rita, qualche giorno dopo telefonò alle sensitive, raccontando che Peppina veniva chiamata così fin da piccola e quindi le era completamente sfuggito di mente che all’anagrafe era stata effettivamente registrata come Filomena.
Ecco la conferma che si trattava della sorella.

Un giorno, mentre si cercava la terza ed ultima fattura a casa di Rita, bussarono alla porta. Rita era terrorizzata perchè pensava fosse la sorella, ed infatti così era. Questa entrò in casa, vide le due sensitive e chiese: “chini funti custasa” – chi sono queste.
MazzineRita fu pronta a rispondere che si trattava di due rappresentanti di biancheria e Filomena, alias Peppina, rispose subito: “bai bai, rappresentantisi, du sciu deu chini funti…” –  vai vai rappresentanti, lo sò io chi sono.

A questo punto la situazione era in bilico. Si ritrovano ad un tavolo a fronteggiarsi, da un lato la “mazzinera” e dall’altro le due sensitive che la stavano combattendo. Una di queste ultime, tramite delle formule particolari riuscì a “legare” Peppina alla sedia, iniziando una battaglia a colpi di formule magiche per sapere dove si trovasse la terza ed ultima fattura. Peppina cercava disperatamente di alzarsi per andarsene mentre una delle due sensitive le diceva che sino a quando non avesse detto dove si trovava la fattura non si sarebbe alzata dalla sedia.

Alla fine Peppina, in trance, confessò la posizione della mazzina, si riprese dalla trance, cercando inutilmente di alzarsi. Per dimostrare la loro forza, una delle sensitive costrinse addirittura Peppina a fumare una sigaretta, nonostante non avesse mai fumato in vita sua.
Alla fine, ottenuto il loro scopo, le sensitive la “slegarono” e Peppina fuggì da casa della sorella.

Le due sensitive erano state viste dalla “mazzinera” per cui era necessario proteggersi.
Per far ciò serviva una foto di Peppina-Filomena ma nessuno ne aveva una.
Luisa ricordò però che una foto della zia era presente in cimitero, nella lapide che si era già fatta fare in previsione della sua morte. Venne fotografata la lapide e lavorarono su quella foto per neutralizzare eventuali attacchi di Peppina, la quale, si accorsero le due, stava già tentando di scagliare le sue maledizioni su di loro.

Rimaneva da togliere la terza fattura, già localizzata e bloccata nel bagno di casa di Rita (come confessato da Peppina stessa sotto costrizione). Il giorno stabilito le due sensitive passarono prima a casa di Lucia, dove si trattennero a prendere un caffè, quindi si recarono da Rita la quale aprì la porta disperata.

Raccontò che il marito, che ricordiamo era paralizzato alla parte sinistra del corpo, aveva preso una scala, l’aveva portata in bagno, vi era salito sopra e frugando dentro la cassetta dello scarico dell’acqua, aveva trovato un involucro e l’aveva buttato nel water.
MazzineIl marito stesso raccontò che pensava che lo scarico fosse ostruito e non si era chiesto cosa ci facesse li dentro quell’involucro. L’aveva buttato senza pensare alle terribili conseguenze di quel gesto.

Senza la fattura, non si era in grado di annullarla, quindi l’unica soluzione restava l’apertura del pozzo nero (non c’era lo scarico diretto alle fogne) e sperare di recuperare l’involucro. Il marito di Lucia e le due sensitive quindi tramite un bastone cercarono di recuperare la fattura che a tratti affiorava in superficie. Nel mentre bussarono alla porta.
Si trattava di Peppina che chiese cosa stessero facendo.

Rita raccontò che il marito aveva fatto cadere una catenina nel water e che quindi la stavano cercando. Peppina rispose che non si trattava della catenina, che quello che in realtà stavano cercando non l’avrebbero mai trovato, perchè quello che faceva lei non lo disfava nessuno. A quelle parole l’involucro sparì definitivamente nel pozzo nero e il marito di Rita rimase paralizzato.

MazzineAlcuni mesi dopo Peppina venne ricoverata per un malore e morì.
Al momento del seppellimento, i vicini avvertirono dei forti rumori provenienti da casa sua ed i figli in seguito trovarono tutti i quadri staccati dalle pareti e parecchi mobili per terra. La casa era in uno stato disastroso ma vennero ritrovate provviste da far invidia ad una bottega. Vennero ritrovati soldi e libretti bancari sparsi ovunque. Inoltre erano presenti topi e altre bestiole sacrificate ed in stato di decomposizione.

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