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Sos terracuzadores

Paolo da Ozieri ci propone un nuovo interessante articolo legato alle tradizioni di Sardegna per la precisione si scrive di “Sos terracuzadores“.

Tradizione Bolotanese e di pochi altri paesi, affine al terra ruja della tradizione ozierese  (relativamente a quest’ultima Paolo qualche tempo fà ha avuto modo di pubblicare un articolo) indica nel nome che le distingue  (terra ruja ad Ozieri e terracuza a Bolotana)  una specie di argilla molto fina, simile alla creta, con la quale si ricopre il taglio degli innesti sulle piante, per proteggere le marze e il legno dagli agenti esterni. I ragazzi la cercavano e con essa dopo averla impastata, si divertivano a creare pupazzi, statuette ed altre cose di loro gusto. Questo tipo di argilla è un componente di un più complesso agglomerato, che è detto invece luzana….

..fra la fine di agosto e quella di settembre, dalle colline attorno al paese, coperti di vigneti, nelle prime ore della sera, si lanciava ad alta voce una specie di colloquio, uno scambio di domande e risposte stereotipate, fra due giovanotti a breve distanza l’uno dall’altro, quando non erano addirittura assieme, e la voce si diffondeva nel silenzio in ogni strada del borgo, dove la gente si attardava al fresco.
Erano dei pronostici di future nozze, di amoreggiamenti o di fidanzamenti, ancora nascosti e segreti. Uno dei giovani iniziava con una specie di invito, gli rispondeva l’altro, in un modo sempre uguale e del tutto particolare e con termini strani, fino all’esaurimento dell’argomento che terminava con una battuta sempre uguale.
Ecco come si svolgeva il colloquio:

Il primo dei terracuzadores dice: terracuza tho!
E l’altro risponde: e cuza; cioè raccoglie esplicitamente l’invito a terracuzare.
Prosegue il primo: e-i su caddu. (e il cavallo)
Il secondo grida il nome di un giovane o anche di un vedovo.
Insiste il primo: e-i s’ebba. (e la cavalla)
E risponde il compagno col nome di una giovane da marito.

E poiché il promotore chiede il motivo di tale accostamento, l’altro risponde con una ragione qualsiasi; talvolta salace, che in genere trova il gradimento dell’altro, che lo manifesta dicendo: ei, ei già andat bene (si, si già va bene).
C’è da dire che sas bajanas (le nubili) in genere erano lusingate dall’essere terracuzadas, orgogliose del fatto di essere tenute in considerazione dai ragazzi del paese, e se a qualcuna non veniva attribuito un innamorato da sos terracuzadores, la stessa provava come un senso di vergogna, una specie di disinganno e di delusione. E le…amiche la deridevano dicendole: mancu terracuzadu, t’ana!
Ma come accadeva per il terra ruja ozierese, spesso il gioco sconfinava nella beffa o addirittura lo scherno e la calunnia velenosa. Come quando i due terracuzadores univano idealmente la più bella ragazza del paese col solito maccu, scemo, del villaggio, o la più ricca con un povero diavolo. O, peggio, una donna maritata con un suo preteso amante.

Fonte: Curiosità del vocabolario sardo di Antonio Senes.
Paolo da Ozieri: http://www.webalice.it/ilquintomoro