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S’alza

S’alza, detta in alcuni paesi argia, arza, varza, vaglia, non è altro che un insetto, più precisamente un ragno, la Malmignatta (Latrodectes tredecimguttatus), ben riconoscibile per il colore nero e l’addome punteggiato di rosso.

Il suo morso, sebbene meno pericoloso di quello della sua cugina americana (la vedova nera), e che soltanto in rarissimi casi porta alla morte, può essere molto doloroso, e nel passato, era molto temuto in Sardegna.

Le cure tradizionali:

Se uno veniva punto, i familiari andavano alla ricerca di tre donne: una nubile, una maritata e una vedova che rispondessero al nome di Maria . Le donne dovevano ballare intorno all’ammalato sepolto in un letamaio e avvolto in un sacco lasciando fuori solo la testa; oltre che danzare, avevano il compito di farlo ridere con battute umoristiche e gesti spiritosi.

E intanto cantavano:

«Comare arza, comare arza mia,

non fattèdas male a sa pessone mia,

non fattèdas male a sa mia pessone,

bos app’a narrer muttos e cantones,

muttos e cantones de onzi zenia

comare arza, comare arza mia.»

Comare arza, comare arza mia, non fatte del male alla persona mia, non fatte del male alla mia persona, vi narrerò stornelli e canzoni, stornelli e canzoni di ogni genia comare arza, comare arza mia.

 

LA MALMIGNATTA “LATRODECTUS TREDECIMGUTTATUS”

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In altri paesi veniva messo dentro il forno, perché il calore avrebbe fatto fuggire l’argia, cioè lo spirito malefico che si era impadronito dell’infermo.

In alcune località, anziché cercare tre donne che rispondessero al nome di Maria, si cercavano sette donne maritate, sette nubili e sette vedove, perché non si sapeva se l’argia era maritata, nubile o vedova.

Le ventun donne dovevano eseguire la medesima danza intorno all’ammalato, finché questo non riusciva a ridere.

In altri ancora, per guarire dalla puntura dell’argia, bisognava immergere l’ammalato in una tinozza nella cui acqua erano stati bolliti 101 fiori colti da 101 piante diverse.

Il numero 101 è presente in un’altra tradizione comune a molti paesi della Sardegna. Agli inizi del secolo scorso si usava ancora, la notte di San Giovanni, prevenire la peste nei pollai spruzzando sulle galline «chent’e una perra ‘e abba» cioe l’acqua che poteva essere contenuta nel cavo della mano per 101 volta.

A presto!

Paolo da Ozieri: http://www.webalice.it/ilquintomoro