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Civiltà nuragica ad Orune

La più antica e più grande civiltà della Sardegna si è sviluppata dall’età del bronzo fino all’età del ferro , comprendendo un periodo di tempo che va dal 1600 A.C. alla definitiva conquista romana dell’isola.

più antica e più grande civiltà della Sardegna si è sviluppata dall’età del bronzo fino all’età del ferro , comprendendo un periodo di tempo che va dal 1600 A.C. alla definitiva conquista romana dell’isola. La presenza di tanti nuraghi nelle nostre campagne fa pensare, dunque ad una zona densamente abitata già in quella lontana epoca. Il Casalis nel volume XIII del “Dizionario Geografico” alla voce “Antichità” riferisce quanto segue:
“Nell’Orunese sono conosciuti undici nuraghi e sono:

– Il nuraghe di Santa Giulia, così denominato da una cappella prossima ora distrutta;
– Il nuraghe di Nunnale;
– Il nuraghe della Vergine d’Itria o del Prato;
– Il nuraghe di S. Efisio;
– Il nuraghe di Galile;
– Il nuraghe Curtu;
– Il nuraghe Ederosu;
– Il nuraghe di Serra de mesu;
– Sos nuraches;
– Il nuraghe di Istiti;
– Il nuraghe di Ilaila

I medesimi sono distrutti nelle più parti, e quasi tutti a ingresso comodo alla statura ordinaria e in siti elevati. Alcuni sarebbero degni d’esser ben considerati, e in due o tre, nominatamente in quello di Ilaila, si sono trovate varie anticaglie che forse ora sono perdute”.

La società nuragica era divisa in classi sociali:
La Plebe, costituita da agricoltori, pastori, artigiani e piccoli commercianti.
I sacerdoti, che svolgevano le pratiche del culto, della medicina e della magia.
I nobili, proprietari latifondisti e guerrieri, Classe importante era quella dei guerrieri che dovevano difendere 1’indipendenza dei sardi contro i mercenari cartaginesi e i legionari di Roma.
Il capo, il re,o grande patriarca della tribù.
La società nuragica, dunque aveva il suo nucleo fondamentale nella famiglia, dominata dalla figura del padre: un insieme di famiglie costituiva il CLAN, cioè il gruppo, diversi gruppi formavano la TRIBU’, cioè il popolo.
Anche a causa del territorio, doveva trattarsi di una società soprattutto pastorale, e proprio in difesa del bestiame e dei campi, quei pastori, che per necessità erano anche agricoltori, si trasformavano in valenti e temibili guerrieri.
La religione, Anche la religione dei Nuragici, come quella dei Neolitici e Protosardi era politeista e naturalistica, tuttavia ci sono state delle novità, segno dell’avanzata civiltà dei Nuragici.
Adoravano la GRAN MADRE, dea della fertilità e della maternità, raffigurata con statuine di pietra e il DIO TORO che veniva scolpito sulle pareti delle Domus.
Ambedue le divinità erano rappresentate anche dai Menhirs cioè “pietre fitte” (pietre infisse sul terreno).
I riti religiosi si celebravano all’aperto; il santuario più importante dei protosardi era l’altare (luogo alto).
Il culto dei morti si praticava accanto ai luoghi di sepoltura:
Domus, circoli megalitici e dolmens (tombe dei giganti) questi ultimi contenevano i corpi di intere famiglie.
Nel periodo nuragica l’edificio che meglio caratterizza la religione è il pozzo sacro, dove si venerava l’acqua, la nuova divinità dei sardi.
E di questi edifici, come abbiamo già visto, è ricco il territorio di Orune. Fra tutti riveste particolare importanza lo splendido tempio a pozzo sacro di “Su Tempiesu”.
Marcello Madau riferisce:
“Oltre duemilacinquecento anni fa, gli architetti nuragici diedero una manifestazione templare all’acqua e alla terra; costruirono cosi una piccola camera “a tholos” come casa della vena d’acqua, quattro gradini per arrivarci e risalire, un atrio con sedili. Il tutto sovrastato da una splendida costruzione dalla fronte triangolare”. La vena d’acqua serviva anche per il bisogno della sete, la necessità di custodire bene il pozzetto, fanno pensare che nelle vicinanze sorgesse un centro abitato, sia pure modesto.
Se i resti del paesino de “Sa costa e sa binza” non si sona trovati, è perché o hanno subito un’intera distruzione, nel corso dei secoli, per farne muri di terrazzamento o per altri bisogni della vita pastorale, o perché ancora, almeno in parte, sono coperti dalle terre dilavate dal pendio delle valli, come il Tempietto, prima che venisse scoperto per caso. Nelle vicinanze di un centro abitato riusciva meglio la celebrazione della ricorrenza festiva nel santuarietto delle acque; infatti in quelle occasioni le persone si incontravano per stipulare contrarti e per vendere i prodotti del luogo ad altri pellegrini. Il tempietto venne forse abbandonato nel 231 a.c. in occasione dell’invasione romana.
Orune è citato nell’Opera “La storia dell’astronomia” dell’Istituto De Agostini.
“Il culto, in quest’epoca, che corrisponde all’età del ferro, si puntualizza sull’adorazione delle acque che trova la sua espressione nella costruzione dei “pozzi sacri” come per esempio ad Orune. Non mancano gli altari, alcuni dei quali hanno mostrato interessanti orientamenti.
Negli anni settanta, un’astronomo del’università di Cagliari e un archeologo anno iniziato una serie di ricerche sugli orientamenti astronomici di monumenti nuragici: nuraghi, pozzi sacri e altari. L’indagine ha cercato di stabilire l’orientamento delle entrate dei nuraghi. In grande maggioranza sono orientate a sud. In altri casi le direzioni privilegiate puntano sul sorgere del sole al solstizio invernale e sui punti di levata di alcune importanti stelle. Anche alcuni altari sembrano puntare con i loro assi in direzione del sorgere del sole nei solstizi. Interessanti orientamenti sono stati individuati anche nei pozzi sacri In questi, da un foro posto alla sommità, si può osservare un punto del cielo ove culmina la luna quando si trova alla sua massima declinazione positiva. È probabile che 1’apparire della luna nell’oscurità del sotterraneo abbia dato il segnale d’arrivo a qualche particolare cerimonia religiosa. Tutto ciò fa pensare che mentre alcune costruzioni hanno avuto probabilmente delle connessioni con culti solari o stellari, i pozzi invece dovrebbero indicare luoghi nei quali venivano celebrati culti lunari legati alle acque.