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Su scusorgiu de Genn’e Pranu

Antiogangiu Pitzus era pastore di pecore e soprattutto in autunno saliva a Monti per pascolare il suo bestiame. Si trovava nei pressi di Genn’e Spina intento al suo lavoro, quando gli comparve davanti un forestiero ben vestito.

Molto gentilmente l’uomo gli chiese se fosse in grado di indicargli dove si trovasse la località di Genn’e Pranu. Il pastore conosceva i monti come le sue tasche, dunque gliela indicò. Ma contemporaneamente era preoccupato pensando alle raccomandazioni che gli faceva, da bambino, sua madre: «No dònist cunfianza a sa gent’allèna! » (Non dare mai confidenza agli sconosciuti!).

Inoltre gli era stato sempre raccomandato di non dare credito agli scusorgius, i tesori nascosti, in quanto sotto sotto c’era la presenza del maligno tentatore.
«A Genn’e Pranu c’è un tesoro nascosto e se lo troviamo ci arricchiremo tutti e due! Lei mi ci deve accompagnare!» prese a dire il personaggio misterioso.
Antiogangiu era sempre più preoccupato e la preoccupazione si stava mutando in vero e proprio terrore, vista l’insistenza del poco gradevole viandante. Con la scusa di non poter lasciare il bestiame solo, cercava di guadagnare tempo pur di evitare di accompagnarlo. Ma l’uomo insisteva.
Mentre ancora quello parlava, Antiogangiu si ricordò di avere nella tasca interna del corpetto di fustagno un’immaginetta di san Sisinnio, santo cidrese ritenuto iscongiuradori e scacciacoga (esorcista e scacciastrega) donatagli tanti anni prima dalla madre, con la promessa di tenerla sempre con sé e tirarla fuori nei momenti di necessità. Allora tirò fuori l’immaginetta, ormai logora dopo tanti anni di custodia gelosa e prudente e con quella si fece il segno della croce bisbigliando sottovoce: «Santu Sisinni, agiudaimì!» (San Sisinnio, aiutatemi!).

All’improvviso si levò una gagliarda fiammata e il forestiero disparve in una nuvola di fumo puzzolente di zolfo!
Allora Antiogangiu capì che quel forestiero era il diavolo tentatore. Un’ulteriore prova gliela diede un fenomeno che non era sfuggito alla sua esperienza di omin’e satu (uomo esperto delle cose di campagna): i cani non avevano manifestato il minimo cenno di allarme quando il forestiero era apparso davanti a lui, segno che non era arrivato percorrendo un cammino ma si era materializzato improvvisamente per opera di sortilegio!
Il pastore riprese, non senza timore, il suo lavoro ma l’avvenimento gli lasciò dei disturbi nel comportamento tanto che decise di rivolgersi a zia Mariagiuseppa, la vecchia del paese, esperta nella pratica dei brebus che riuscì, dopo alcune sedute a ridonargli la serenità perduta.
Ma i suoi amici lo canzonarono a lungo per non aver saputo approfittare dell’occasione di diventare ricco.

Gian Paolo Marcialis