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Su Peti Cocone a Siniscola: confronto tra culti dei celti e dei sardi

peti cocone
Su Peti Cocone – immagine tratta da siniscolanotizie.net

Una nostra lettrice, Mariella Scanu, ci ha parlato di un progetto che ha visto coinvolti gli alunni della scuola primaria  dell’istituto Bernardini di Siniscola.
Il progetto, in parte osteggiato da alcuni genitori, ha messo a confronto le antiche tradizioni delle popolazioni anglosassoni con quelle della Sardegna, facendo conoscere ai ragazzi le radici delle nostre festività e sviluppando la loro creatività. Una iniziativa lodevole che ancor oggi trova una opposizione dettata solo dall’ignoranza, intesa come pigrizia ad uscire dalle proprie distorte convinzioni, per lo più indotte da altri.

Ecco il primo articolo apparso sulle pagine di www.siniscolanotizie.net.

«Peti cocone!». Tra poco più di un mese i bambini siniscolesi torneranno ad invadere le strade del paese portando avanti una tradizione locale che non pare destinata a scomparire o ad essere sostituita dal «dolcetto o scherzetto» di matrice anglosassone. Eppure Halloween, fenomeno che a livello generale si manifesta nei suoi aspetti consumistici con i rischi connessi di una colonizzazione culturale a discapito de su connotu, ha radici antiche che, studiate a dovere, possono servire a leggere le storie dei popoli in sintonia con i cicli dell’agricoltura.

Con questo spirito comparativo sarà attivato nel mese di ottobre, durante le ore di lingua inglese, il laboratorio sulle “Analogie tra il culto dei morti celtico e il culto dei morti sardo” destinato agli alunni della scuola primaria dell’Istituto comprensivo “Bernardini”

Lo studio si pone alcuni obiettivi linguistici e culturali: conoscere il lessico relativo ad Halloween e, in riferimento ai vari paesi della Sardegna, a su Peti cocone; ascoltare e capire filastrocche e canzoni in inglese e sardo; conoscere le leggende celtiche e sarde relative al calendario agrario; preparazione dei dolci sardi e anglosassoni con la collaborazione di alcuni genitori.

«La celebrazione di Halloween – si legge nel comunicato delle docenti – ha origini davvero molto antiche, proprio come la tradizione de Su peti cocone in Sardegna. Va fatta risalire alle popolazioni celtiche che abitavano in Gran Bretagna, Irlanda e Francia. I celti celebravano il primo novembre la fine della stagione calda e l’inizio di quella fredda. La notte del 31 ottobre era il momento più solenne dell’anno ed era chiamata la notte di Samhain, il dio delle tenebre. I celti temevano che il loro dio chiamasse a sé lo spirito dei morti e questi potessero unirsi agli esseri viventi. Anche se si tratta di una festa pagana, la parola Halloween ha origini cattoliche. Nella tradizione cattolica, infatti, si festeggiano durante l’anno i diversi Santi, ma il primo novembre è la festa di tutti i Santi (in inglese All Hallow’s day). Presso le popolazioni antiche la festa iniziava la sera prima (All Hallow’s eve), da qui la parola Halloween. Da dove deriva questa tradizione? La prima leggenda narra di fate capricciose, che per non fare dispetti agli esseri umani dovevano essere ammansite con latte e altri cibi. Una credenza cristiana, invece, fa risalire la tradizione ai pellegrini che vagando da un villaggio all’altro elemosinavano un “dolce dell’anima”, un pezzo di pane, in cambio di preghiere per i defunti».

E qui? «Anche i Sardegna, comunque sia il termine, è la notte delle anime, una celebrazione pagana dove si ricordano i morti, si cerca la loro pace e si prega perché siano clementi con i vivi. I bambini, con il loro festoso vociare, bussano alle porte delle case per ricevere sas animas. Una tradizione tipica dei nostri paesi, attesa sia dagli adulti che donano sia da bambini che ricevono. Proprio come accade in Inghilterra. Il laboratorio è l’occasione per mettere a confronto la cultura anglosassone con quella sarda, mettendo in evidenza l’aspetto culturale e non quello consumistico».

Le attività, conclude la nota, «saranno svolte in forma ludica e prevalentemente orale mediante giochi, canti, invenzione di filastrocche, costruzione di maschere, disegni e la creazione degli “Spiritelli” secondo l’arte di Maria Lai». Al termine del laboratorio si terrà la festa in maschera nell’auditorium della scuola (il 31 ottobre) e sarà allestita una mostra, dapprima all’interno del plesso e successivamente, il 2 novembre, presso la sede della Pro loco.

SECONDO ARTICOLO

Stanno avviandosi a conclusione i laboratori sulle “Analogie tra il culto dei morti celtico e il culto dei morti sardo” che vedono protagonisti gli alunni della scuola primaria dell’Istituto comprensivo “Albino Bernardini”.

Arazzi, disegni, combinazioni di colori, confronti tra calendari nuragici e celtici e tra le diverse feste scandite dai cicli dell’agricoltura; ricerca sui diversi “peti cocone” della Sardegna, culto dei semi e studio sui dolci delle feste di questa stagione transitoria.

«È un lavoro – come sostenuto dall’insegnante Mariella Scanuche li ha coinvolti. I ragazzi hanno potuto studiare le due tradizioni. Inoltre abbiamo discusso con amore sui nostri cari che non ci sono più ma che continuano ad essere destinatari dei nostri pensieri. Niente a che fare con il fenomeno consumistico legato all’Halloween americano, sebbene non mancherà la festa che, alla fine, li farà divertire».

«Io ho realizzato un arazzo – così la piccola Eleonora – che raffigura il tavolo dove le anime vanno a mangiare». Nel lavoro di Lucia le anime stanno invece nel sottosuolo «per custodire i semi, per far sì che ci sia un buon raccolto».
Il legame tra il seme e la terra, l’uomo e la natura, le tradizioni che si somigliano a dispetto dei confini e delle distanze (concetto ribadito da Francesco e Matteo), sono state invece raffigurate attraverso i fili tessuti da Grazia, rievocando gli spiritelli di Maria Lai.

«I semi – ha sottolineato Scanu – sono centrali in tutta questa argomentazione. Basti pensare che tra i celti e i sardi, il gesto dell’apporre sa trazea sui dolci altro non è che la simulazione della semina».

E le feste? «Qui abbiamo la tradizione dei fuochi di gennaio e lì l’Imbolc. Ma si può proseguire con la Pasca manna e l’Ostara, il maggio e il Beltane, Làmpadas e Lyta, s’incunza e il Lughnasadh, sos acordos e Mabon, sas ànimas e Samain, Pasca de nadale e Yule».

I lavori, realizzati anche grazie al riciclo di materiale precedentemente utilizzato in altri laboratori, confluiranno in un «libro di stoffa»: «Racchiuderà gli sforzi e la fantasia dei nostri ragazzi», ha concluso Scanu.

La mostra è in fase di allestimento. Sarà visitabile dal pubblico (presso la scuola) già da mercoledì.

Gianfranca Orunesu

Ecco la gallery con le opere degli alunni