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Le chiese di Decimomannu

A Decimomannu attualmente ci sono due chiese. La parrocchiale, dedicata a Sant’Antonio Abate e la chiesa “campestre” di Santa Greca. Dal 2000 possiamo considerarle due chiese patronali, la prima per storia, la seconda per dedica e, forse, per riparazione.

Nei secoli scorsi Decimomannu vantava ben 9 chiese o forse 10, perché una chiesa di San Giorgio è spesso confusa con quella omonima di Decimoputzu*.
La parrocchiale di Sant’Antonio Abate, patrono del paese, in origine era dedicata alla Vergine (anche se il patrono rimaneva Sant’Antonio). Forse sorta sulle vestigia di una chiesa più antica. La chiesa edificata nel cinquecento, in stile tardo-gotico, purtroppo manomessa in periodi successivi per restauri o lavori non sempre “intelligenti”. Alcuni elementi della struttura originale sono rimasti intatti. Il portale in stile lombardo, l’abside e alcune cappelle interne. Una di queste ordinata da un certo Sanna, evidente dai cinghiali nelle decorazioni e, forse non pagata, poiché mancano i fregi sugli scudi (testimonianza orale). Ancora di un certo rilievo è la pila dell’acqua santa del XVI° secolo, ricavata da un blocco di marmo bianco che reca lungo il bordo un’incisione in spagnolo. In cui sono nominati, l’Arcivescovo Del Vall ed il Canonico Gerolamo Bravo.

L’altra chiesa compatronale è quella di Santa Greca, riedificata nel 1777, sorge in una zona pianeggiante, accanto ad un fiume, ora deviato. La storia di questa chiesa è interessante per i suoi antefatti storici. Sul luogo sorgeva un monastero del quale non rimangono tracce, accanto all’ ”aquidotto calaritanum” che proprio lì conserva ancora qualche rudere seminterrato.
Il Fara nel 1550 ricorda che a Decimomannu c’erano anche le chiese di San Niccolò (Nicola) e di San Leonardo (Leone). Non fa cenno alla chiesa di Santa Greca, forse perché in rovina o perché, dopo che il monastero di Santa Greca non era più in piedi, la chiesa era da ricostruire.

La chiesa di San Leonardo sorgeva nella zona dove c’era il passaggio a livello, sulla vecchia 130 Iglesiente, a questa era annesso un lebbrosario. Queste due chiese, ancora in piedi nella prima metà del 1600, furono costruite con i resti di edifici romani, erano molto belle ed adornate di marmi finissimi (come conferma a quei tempi Bonfant). Sempre da queste due chiese, quando erano in rovina, furono portate via delle colonne, di cui due servirono alla costruzione della cattedrale di Cagliari e una regge il pulpito della parrocchiale. Rispettivamente dalla chiesa di San Leonardo (1826) e di San Niccolò. Nel luogo occupato dalla chiesa di San Niccolò, nel 1867, fu trovato un grosso cippo funerario con epigrafe pagana:

D. M. FORTUNATA VIXIT  ANN. LX CECILIA- FILIA B. F.

 

Il parroco Salvatore Martis nel 1778 inviò al vicario capitolare Mons. Corongiu un questionario, dove si nominano le chiese di San Leonardo, San Niccolò, San Giorgio e San Pietro apostolo, oltre a quelle di Sant’Antonio Abate e Santa Greca. Cita anche le chiese di San Giacomo e dell’Assunta. Questa, ancora esistente nel 1805, fu visitata dal Canonico Gaetano Porcu delegato dal Cardinale Cadello. L’altra Chiesa ormai distrutta e non più esistente era la chiesa di San Vito che doveva trovarsi accanto alla vecchia stazione ferroviaria (nella zona delle case popolari). In particolare la chiesa di San Vito è nominata, nel 1820, nell’ordine dato dall’Arcivescovo Mons. Navoni, di far uso chiudendolo, del piazzale della chiesa parrocchiale, a spese dell’azienda di Santa Greca. Giacché il cimitero e la chiesa di San Vito non potevano più contenere salme. La chiesa di San Vito è indicata nel vol.55 della cancelleria della Curia Arcivescovile, con il nome di Santa Maria (ad essa fa riferimento un decreto dell’Arcivescovo Marongiu Nurra del 27.02.1848).

La chiesa di Santa Maria de su templu, potrebbe essere identificata con Santa Maria di Gippi, fondata con quelle di San Giacomo e San Giorgio dai Vittorini di Marsiglia al principio dell’anno 1000.    
Altre fonti citano le chiese di San Leonardo e di San Pietro, con annessi monasteri che appartennero ai Camaldolesi, si pensa si tratti di un solo monastero. Anche la chiesa di San Platano, secondo il Tola (nel Codex Diplomaticus Sardiniae, 1861 Torino) era considerata in agro di Decimomannu, oggi fa parte del comune di Villa Speciosa.

*) A proposito della chiesa di san Giorgio, in una attestazione manoscritta del 1365 della famiglia del professor Addis, si indicano delle chiese di Decimo Mayor, dotate di beni. Queste sono, quelle di: Sant Nicolau, Sant Leonart, Sant Jordi. Il documento pur non chiarendo, ci indica che la chiesa di Sant Jordi dotata di beni è situata in Decimo Mayori. Pertanto dovrebbe trattarsi di una chiesa non più esistente, ma non la stessa che si trova a Decimoputzu.