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I tesori delle Janas

Si nascondono nelle grotte e nelle profondità delle voragini. Sulle alture che sfiorano il cielo, tra le sughere, il cisto e i muschi delle rocce più impervie. Tra le rovine delle costruzioni nuragiche e i residui delle civiltà sepolte. Fino al mare e alle spiagge trasformate dal continuo scorrere delle stagioni, dall’andare e venire di onde che sfumano qualunque impronta fino a farla scomparire.

 E dal passato riaffiorano, nei deserti sconfinati e frastagliati, e sulle bocche della gente. Sono le leggende, i miti e i racconti misteriosi che completano i vuoti della storia e le falle della memoria.
I sardi, anche in questo incantevole angolo di mondo che è l’Ogliastra, sono circondati da mille culture diverse, seppellite a strati indistinguibili nel sapere della terra. Gli usi, i costumi e le credenze antiche si mischiano a quel che arriva dal mare portatore di progresso, e insieme, più velocemente, il dissolversi di un’oralità popolare che li ha tramandati per secoli. Ma camminando attraverso le strade che dal porto di Arbatax accompagnano fino ai monti di Jerzu, di Baunei, di Talana o di Lanusei, i paesaggi parlano già di fate, streghe, orchi e giganti. Le rocce e i cespugli illustrano storie che tornano a essere evocate.

Il nome Ogliastra prende quasi sicuramente origine dalla punta detta Pedra Longa o Agugliastra, che si erge sulla costa del comune di Baunei, per ben 128 metri sul livello del mare. Il senso del sublime parte da questa cima e ricopre l’intera area di magia e mistero incontaminato, fino ai monti.
È la natura ad aver tracciato dei confini tra ciò che è Ogliastra e ciò che non lo è.
Si racconta che un dio, per far cessare le continue scorribande di alcuni banditi del paese di Orgosolo ai danni delle greggi degli abitanti di Urzulei, abbia segnato con un fulmine una profonda e terribile gola.
Su Gorroppu, questo il nome della voragine scavata nella roccia e nel fitto dei lecci, divide il Supramonte  in due parti: la Barbagia e l’Ogliastra. È una terra di  nessuno in cui si dice vaghino le anime dei banditi e quelle dei dannati: i morti “fuori dal proprio letto”.
Il canyon è tra i più profondi d’Europa e, visto dall’alto, assume tutto il fascino dell’imperscrutabile.  Addentrandosi nel territorio ogliastrino si possono  incontrare i resti di una delle civiltà più antiche del  Mediterraneo. La letteratura e la storia descrivono credenze religiose e pratiche magiche da leggenda.
Esemplare ne è il rito dell’incubazione. Si racconta che le cosiddette “tombe dei giganti” venissero usate come una sorta di collegamento fra mondo dei vivi e mondo dei morti. Le costruzioni, risalenti al XV secolo a. C., sono sepolture collettive che si sviluppano in lunghezza e disegnano, viste dall’alto, figure taurine.
Il Dio Toro, l’essere misterioso protettore del mondo dei defunti, era contrapposto alla Dea Madre, divinità della vita. Coloro che avessero passato un’intera notte all’interno delle costruzioni di pietra, avrebbero potuto comunicare in sogno con i propri avi.
Le tombe dei giganti, assieme ai dolmen, ai menhir e ai pozzi sacri, sono molto diffuse in Ogliastra e dimostrano come il mistero e il rapporto rituale con la natura sia radicato in questa terra fin dall’antichità. Profondità del tempo e profondità della terra coincidono quando si parla di serpenti voraci e di fate.
A Baunei, sull’altopiano del Golgo, esiste una voragine profonda di circa 270 metri e chiamata Su Sterru, in cui, secondo la leggenda, venivano gettati i corpi dei sacrificati. Le vittime dovevano servire a sfamare un enorme serpente. Si crede che sia stato San Pietro, dopo essersi fatto costruire una chiesa nei pressi della gola, a sconfiggere l’orribile creatura.

Ma le protagoniste più frequenti delle leggende misteriose d’Ogliastra sono le fate, chiamate in sardo janas.
Queste piccole creature vengono descritte a volte come esseri gentili e generosi, altre volte come dispettose e vendicative. Si pensa che esse custodissero grandi tesori e tessessero splendide stoffe con telai d’oro.
 Camminando nei sentieri meno battuti della località si potrebbero ancora trovare i preziosi filati stesi ad asciugare sui rami di ginepro. Le janas, per i sardi, abitavano i nuraghi e i castelli in rovina, ma anche, e soprattutto, le antiche tombe prenuragiche scavate nella roccia, che a prima vista sembrano abitazioni per folletti, e che per questo vennero dette domus de janas (letteralmente “case delle fate”).
Si racconta che un tempo le fate, alla nascita di un bambino, si avvicinassero di notte alla sua culla decretandone la buona o la cattiva sorte. Le minuscole creature emanavano un fascio luminoso che gli permetteva di volare la notte e di vivere nei posti più bui e comunemente inaccessibili all’uomo. Le janas abitavano anche le grotte scavate nel sottosuolo, come, ad esempio, quelle spettacolari di Su Marmuri, che si trovano presso il Comune di Ulassai.
Il tempo ha realizzato qui una delle opere più affascinanti e suggestive d’Europa e non è difficile capire come un tale splendore di architettura naturale si credesse abitato da creature speciali. Le gocce e i corsi d’acqua hanno realizzato un mondo sotterraneo fatto di stalattiti, stalagmiti e sculture calcaree variopinte, e creato così una vera e propria cattedrale di pietra.

Un’altra leggenda molto diffusa in Ogliastra racconta che chiunque avesse voluto arricchirsi, anche a costo di vendere la propria anima ai diavoli, durante la notte poteva raggiungere Perda Liana, un isolato e maestoso tacco calcareo che si trova nel territorio di Gairo. Visto dal basso sembra davvero che l’imponente roccia potesse essere un tempo utilizzata come un altare pagano, “porta sacra” verso mondi paralleli.
Fino a qualche tempo fa, nella zona, vedendo qualcuno che si era arricchito molto in fretta si usava dire: “A sa Perda ‘e Liana su chi heres ti dana!” (A Perda Liana quel che chiedi ti viene dato). Ma Perda Liana è solo un assaggio del meraviglioso panorama costituito dai “tacchi d’Ogliastra”, che si sviluppa poco più a sud, verso i territori di paesi come Osini, Jerzu, Perdasdefogu e Seui.
Qui l’ambiente e il mistero si fanno ancora più estremi e danno la forma più alta e riconoscibile a un paesaggio segnato dai processi erosivi e carsici. Sulle coste vengono tratteggiate storie marine fatte di dominazioni. Le torri saracene evocano un paesaggio che parla di battaglie, fortificazioni e conquiste ormai assopite. Dalla Marina di Tertenia, passando per Barisardo e poi ancora per Arbatax, fino a Santa Maria Navarrese, si prova il gusto di poter ammirare dall’alto di queste costruzioni essenziali la vista di un mare che conserva ancora oggi la purezza di un sogno che si fa natura.
I ventitré comuni della Provincia d’Ogliastra raccontano così le storie scolpite in questi luoghi misteriosi e magici, vissuti dalla popolazione in maniera rispettosa e attenta, come da parte di chi sa bene qual è il valore della propria terra.

DI MAURIZIO BUSÌA tratto da Magica Sardegna 05 2007

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