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Decimomannu nuragico

E’ molto probabile che la zona pianeggiante dove è situato attualmente il paese, per la confluenza naturale di tutta una serie di corsi d’acqua (che poi misero in crisi anche i romani), non consentirono un insediamento Nuragico. Non pensiamo che possa aver influito la mancanza di materiali edili (pietre), poiché il circondario è pieno di testimonianze nuragiche. Si può ipotizzare, a ragion veduta che, siccome tutti i siti nuragici sono stati edificati in zone strategicamente importanti e appartati, la zona di Decimo fosse troppo evidente, in caso d’invasioni, razzie o predazioni. Questo ha fatto sì che le popolazioni proto-nuragiche e nuragiche abbiano costruito i loro insediamenti in zone più facili da controllare, non vicine ai fiumi che erano usati anche come vie di comunicazione. I fiumi erano pericolosi quando erano in piena, in Sardegna sino a pochi anni fa non c’erano opere di sbarramento, ed avevano carattere torrentizio. Prova ne sia che molti villaggi scomparsi furono sommersi dalle alluvioni.

Non è trascurabile il fatto che molti Nuraghi siano stati distrutti per usarne le pietre servite alla loro edificazione. La zona del Campidano cagliaritano è priva di testimonianze nuragiche. Gli insediamenti conosciuti sono affiancati alle varie alture, anche se queste non sono molto elevate. Quartu, Quartucciu, Uta, Villaspeciosa, Decimoputzu, Vallermosa, Siliqua, Capoterra, hanno conservato molte testimonianze nuragiche . Sono queste zone archeologicamente interessanti, come pure lo è la zona di Monte Truxionis. Questo conferma quanto anzidetto, per via della postazione ai piedi di un monte in una posizione che poteva controllare senza essere vista.

Potrebbero aver influito,alla mancanza di edifici nuragici in zona, anche i tempi di realizzazione; per le scorrerie nemiche in luoghi aperti e di difficile difesa, non consentiva la loro costruzione che doveva avere tempi lunghi e preparazioni altrettanto lunghe e non facili.
Le posizioni dei centri nuragici noti, nel cagliaritano, sono poste in zone di avvistamento e difensive, specie per le eventuali infiltrazioni dal mare. La stessa posizione dei nuraghi di Monastir (monte Olladiri), Decimoputzu (monte Idda), Decimomannu (relativamente alla zona di monte Truxionis) e Capoterra (Cuccuru Ibba) fa pensare a zone di protezione e di avvistamento.

Altrettanto i villaggi sono in zone appartate, non di facile scorgimento, come ad esempio Is Cuccureddus. Questa zona tra Villaspeciosa e Decimoputzu, sulla strada (nuova 130) per Siliqua, doveva essere una zona residenziale e sacrale. Era indipendente per alcuni approviggionamenti, come l’acqua che si aveva dalle polle (mitzas), c’era un pozzo sacro. Era un luogo di culto per via dei Menhirs, soprattutto era in una conca, non facilmente avvistabile ma facilmente difendibile.

Non mancano neppure le testimonianze di lavori artigianali come stoviglie e la creazione di armi o parti di loro dall’ossidiana. Nei siti di “Is Lottus” e “Is Narbonis” questi reperti hanno fatto pensare ad un’“industria” di trasformazione, che poi avrebbe venduto i suoi prodotti ad altri popoli, come i Balari, Liguri, Etruschi e persino agli abitanti dell’attuale Marsiglia. Molti reperti di ossidiana sono stati trovati in zone mediterranee. Poiché la fonte di maggior presenza dell’ossidiana o vetro vulcanico è alle pendici del monte Arci, tale ipotesi è avvalorata da studi specifici. Altra testimonianza analoga è anche nei pressi di Quartu, casa Ligas.

A tale proposito Ercole Contu scrive: ”A parte le tracce alquanto incerte trovate a monte Urpino, i nuraghi sono piuttosto rari nei dintorni di Cagliari; e ciò per un raggio di almeno otto chilometri in linea d’aria, che supera i quindici chilometri verso nord-ovest della città (sino al nuraghe Cuccuru Ibba di Capoterra), ove si stende il grande stagno omonimo, è intuibile anche che non se ne conservi alcuno (ma possono essere stati rasi al suolo per trarne materiale da costruzione) sino ad oltre Decimomannu, nessuno sino a Sestu, sino a Selargius e a Quartu. Infatti, in queste località ancora oggi, per la mancanza di pietre e per antica tradizione, le case si costruiscono in mattoni crudi (ladiri). Rari sono i nuraghi anche nei dintorni di Quartu, fittissimi invece si trovano se si procede verso l’agro di Flumini, in pratica verso est. A Quartuccio (Is Concas) si ha una “tomba dei giganti” con bancone di offerta. A metà strada fra Quartu e Flumini l’unico nuraghe che si può vedere è quello piuttosto complesso ma molto guasto di Forti Becciu: infine ad est di Flumini, sulla costa, subito a nord della camionabile si trovano altri due nuraghi, il più importante dei quali è quello chiamato Diana de Is Mortorius. E’ costruito con blocchi di granito, ha tre torri circolari disposte a triangolo ed un cortile centrale. Si erge su un colle che dista centocinquanta metri dal mare, sul margine estremo del golfo di Quartu, in una zona, ora valorizzata turisticamente, fra le più pittoresche della Sardegna. Oltre ad altri nuraghi che sparpagliati e a gruppi, difendono come i precedenti il litorale, se ne contano più di una ventina fittamente addensati nell’immediato retroterra. Pur considerando l’eventualità che i nuraghi vicino a Cagliari siano stati distrutti per effetto dell’ininterrotta evoluzione edilizia della città pare comunque debba ammettersi che a questa zona si preferì in età nuragica l’altra prima descritta ove si registra una densità di queste costruzioni che oscillano fra lo 0,1 e lo 0,3 per chilometro quadrato. Non è da escludersi che ciò fosse in relazione a precise ragioni militari, cioè a più facile difendibilità”.

Secondo Cecilia Lilliu, Decimomannu ebbe frequentazioni neolitiche. Le tracce si trovano nella zona “casa Marras”, tra Decimomannu ed Assemini, dove ora c’è un ristorante. Non ci sono testimonianze nuragiche nel sito, ci sono però nei dintorni.
Le origini del paese nell’attuale ubicazione, sono quasi sicuramente romane. La collocazione, nei periodi precedenti doveva essere sulle rive del fiume, quello che era il Riu Concias, ciò si evince dai  ritrovamenti di casa Marras e della vecchia stazione, databili dal neolitico, nuragico sino al punico.
Attorno al paese ci sono notevoli siti archeologici, monumenti artistici (chiese, ville, ponti). Del periodo nuragico, nei pressi di Decimomannu, ai confini con Uta si trovano le fondamenta di un nuraghe, “Cuccuru de Giba Carrogas”. Ad Uta vi sono tre ruderi semi conservati nella località “ Sa Tanca de s’Inzidu”, chiamato col nome del luogo e gli altri due; sono detti “Guardia e Corti” e “Niu de su Pilloni”. Nella piana di Monte Arcosu, si trova un nuraghe integro, non evidente perché coperto da una coltre di terra. Lo si può individuare nella carta topografica dell’Istituto Geografico Militare, con la denominazione di “ Su Gibboni de Sisinni Murgia”.

Si è pensato che i nuraghe fossero luoghi sacri, secondo alcune teorie, perché costruiti a tholos caratteristici dei luoghi sacri e dei sepolcri, ma non  sono mai  stati trovati scheletri all’interno dei perimetri nuragici. Piuttosto le tombe dei giganti “sas Tumbas de sos gigantes” erano luoghi d’inumazione e si trovano in luoghi accanto ai nuraghi, anche se appartati e le             “ Domus de Janas” cosi dette che fungevano da sepolcri ipogeici rupestri: queste, essendo scavate nella roccia, di pietre morbide come, calcaree, tufacee, si trovano nelle zone collinari e montane, come Cagliari o nel centro e nord Sardegna, mentre nelle altre zone è più facile trovare le tombe dei giganti.
Secondo altri studiosi i Nuraghi erano dei precisi punti di riferimento astronomico, forse in questo sta la sacralità. L’orientamento, la posizione, servivano per organizzare le varie fasi della vita. In special modo riconoscere le stagioni e i periodi dell’anno necessari, in agricoltura e per l’allevamento del bestiame.

Angelo Sanna